Gli uomini dei clan Abbruzzese e Lanzino-Patitucci implicate in una serie di attività illecite finalizzate a far accrescere la potenza economica e incutere timore nel tessuto imprenditoriale della città
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Il blitz della Dda di Catanzaro ha disarticolato i gruppi dominanti a Cosenza. Parliamo delle cosche, ritenute tali dai magistrati antimafia, degli zingari di via Popilia e degli italiani, riconducibili al clan Lanzino-Patitucci.
Anni di investigazioni passati ad ascoltare e pedinare gli esponenti della criminalità organizzata, impegnati a controllare il territorio attraverso varie attività illecite, finalizzate a far accrescere la potenza economica e incutere timore nel tessuto imprenditoriale della città.
Non manca il traffico di droga, così come le estorsioni, portate a termine, secondo la Dda di Catanzaro, dalle “nuove leve” degli italiani, i cui vertici sono finiti tutti in carcere. Dal boss Francesco Patitucci al reggente Roberto Porcaro, passando per Mario Piromallo, fino ai fratelli Michele e Umberto Di Puppo, referenti del clan Lanzino a Rende, insieme al pregiudicato Adolfo D’Ambrosio.
Poi ci sono i cosiddetti colonnelli: Salvatore Ariello, Alberto Superbo, Antonio Illuminato e tanti altri. Tutti pronti ad entrare in azione. Si parla, tra i vari reati, di associazione mafiosa, gioco d’azzardo e scommesse. Un giro di soldi non indifferente che avrebbe procurato ricchezze illecite al clan Lanzino.
Presenti anche gli Abbruzzese. Sia gli storici, come Strusciatappine e Ninnuzzu, che quelli della nuova guardia, vale a dire i figli “dì”. Quasi tutti già coinvolti nella precedente operazione Testa di Serpente, dove i Banana sono accusati, tra gli altri, di traffico di droga ed estorsioni. Via Popilia, secondo le investigazioni interforze, è la zona operativa. Da qui partono gli ordini che poi raggiungono varie aree della città. Famiglia, quella degli Abbruzzese, che ha raggiunto l’apice dopo il processo Nuova famiglia, prendendo il posto del gruppo denominato Rango-zingari. Per la Dda di Catanzaro, oggi comandano loro.
Infine, la Valle dell’Esaro. Il passato che ritorna. A Cosenza è in corso il processo contro una presunta associazione dedita al narcotraffico, capeggiata dalla famiglia Presta di Roggiano Gravina, che ritroviamo totalmente coinvolta, in questa nuova inchiesta antimafia. Dal presunto capo Tonino Presta al figlio Giuseppe, senza dimenticare i vari Costantino Scorza, Mauro Marsico e Francesco Ciliberti.
Nomi finiti anche sulla bocca del collaboratore di giustizia Roberto Presta, le cui dichiarazioni sono state fondamentali per inquadrare le ulteriori presunte attività illecite del gruppo operante a Roggiano Gravina.