Patteggiamenti e condanne nel processo abbreviato di Lockdown, l’indagine della procura di Cosenza sulla rete dello spaccio di droga nel capoluogo bruzio e dintorni.

In primo grado, il gup del tribunale di Cosenza ha condiviso una serie di patteggiamenti e ha condannato dieci imputati che avevano scelto di farsi giudicare con un rito alternativo. Le posizioni di alcune di essi sono state comunque ridimensionato in quanto una parte dei capi d’accusa sono caduti.

Lockdown, le indagini

Le indagini coordinate dal pm Giuseppe Cozzolino, hanno evidenziato la disponibilità di ingenti quantitativi di cocaina, eroina, marijuana e hashish, gestiti da una rete strutturata di soggetti, tra cui anche alcuni cittadini stranieri stabilmente presenti sul territorio. Tutto ciò sarebbe avvenuto nel periodo del Covid-19.

Il bilancio investigativo è imponente: oltre 400 episodi di cessione di sostanze stupefacenti documentati e circa 300 consumatori ascoltati dagli inquirenti, i cui racconti hanno contribuito a rafforzare il quadro accusatorio.

Tra i casi più emblematici, quello di una donna finita agli arresti domiciliari per aver rifornito il figlio di droga, nonostante questi fosse sottoposto a misura cautelare per una diversa vicenda giudiziaria.

L’inchiesta ha messo in luce anche episodi di intimidazione verso clienti insolventi, con l’utilizzo e la minaccia di armi da fuoco. Alcuni degli indagati avrebbero infatti fatto leva su questa disponibilità per costringere i consumatori a saldare i propri debiti.
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