Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’interno Luciana Lamorgese, “in considerazione dei pressanti condizionamenti della criminalità organizzata, che compromettono il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale, a norma dell’articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Soriano Calabro” per infiltrazioni mafiose e l’affidamento, per un periodo di 18 mesi, della gestione del Comune a una commissione straordinaria.

La Commissione di accesso agli atti al Comune di Soriano era stata inviata prefetto Roberta Lulli nell’agosto dello scorso anno. Il Comune di Soriano Calabro era guidato dal maggio del 2019 dal sindaco Vincenzo Bartone, medico, di Forza Italia, al suo terzo mandato da primo cittadino.
La commissione di accesso agli atti era composta dal vice prefetto Roberto Mincucci, dal capitano dei carabinieri Alessandro Bui e dal tenente della Guardia di finanza Roberto Castorina che hanno scandagliare la vita amministrativa dell’ente alla ricerca di forme di condizionamento degli amministratori da parte dei clan locali. La loro relazione è stata consegnata al prefetto la quale, a sua volta, ha chiesto lo scioglimento degli organi elettivi del Comune al ministro dell’Interno che si è incaricata di portare la proposta di scioglimento in Consiglio dei ministri. Gli organi elettivi del Comune di Soriano Calabro erano stati sciolti una prima volta per infiltrazioni mafiose nel gennaio del 2007 (all’epoca non era sindaco Vincenzo Bartone). 

Quelli di Soriano Calabro – dopo Pizzo Calabro (ritornata al voto domenica) – sono stati gli unici organi elettivi nel Vibonese sciolti dopo la maxioperazione antimafia Rinascita Scott del dicembre 2019 che nulla ha a che vedere con le Preserre vibonesi.
Sarà quindi ora interessante leggere le motivazioni che hanno portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Soriano per infiltrazioni mafiose e capire il metro valutativo adottato dalla Prefettura di Vibo Valentia rispetto ad altri Comuni – specialmente della costa vibonese – nei quali al momento non è stata inviata alcuna commissione di accesso agli atti nonostante quanto emerso sia in Rinascita Scott ed altre inchieste e sia nelle stesse precedenti relazioni di scioglimento scritte dalla Prefettura anche su attuali amministratori comunali ritornati in carica ed all’epoca fra le fila della minoranza oppure in carica quali assessori in amministrazioni sciolte per infiltrazioni mafiose.
Nessuna commissione di accesso agli atti – almeno sinora – neanche alla Provincia di Vibo Valentia nonostante quanto emerge nell’inchiesta denominata “Petrol Mafie”.