Un vincolo associativo stabile, dice il gip di Catanzaro Mario Santoemma, avrebbe legato i membri dell’associazione dedita al mercimonio delle case popolari a Catanzaro. L’inchiesta che ha terremotato l’Agenzia che si occupa della gestione delle case popolari offre un ampio campionario di episodi in cui i beni sarebbero stati governati più come cosa privata che come un patrimonio di tutti.
Un esempio su tutti è il caso che vede coinvolti il dirigente Aterp Vincenzo Celi, considerato il perno di questo sistema, due privati, Gerardo Masciari e il figlio Domenico Pio Masciari, che avrebbero beneficiato dell’assegnazione di un garage in via Fares a Catanzaro e, ancora, i due dirigenti Aterp Domenico Albino e Manlio Severino.

Chi è Gerardo Masciari

Il gip sottolinea un dato su questa presunta cessione illecita: Gerardo Masciari è soggetto noto alle forze dell’ordine, già pregiudicato per ricettazione e con precedenti per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, lesioni personali, reati contro il patrimonio. Secondo il giudice, la ragione per la quale Vincenzo Celi ha ceduto alla richiesta di Masciari consiste nel conseguire affermazione all’interno della criminalità organizzata locale e dare basi più solide al sistema corruttivo del quale sarebbe l’ideatore.

La calunnia verso Massimo De Lorenzo

Secondo quanto ricostruito nell’inchiesta coordinata dal procuratore Vincenzo Capomolla, dall’aggiunto Giulia Pantano e dai sostituti Saverio Sapia e Stefania Caldarelli, non solo sarebbe stato illecitamente assegnato un alloggio ma Celi, Albino e Severino avrebbero cercato di far cadere la colpa del reato su Massimo De Lorenzo, un altro dirigente (oggi deceduto) che, fino a quel momento aveva denunciato le nefandezze accadute all’interno dell’Aterp.

Le chiavi le ha solo De Lorenzo

La vicenda prende le mosse da un’intercettazione tra Celi e un rom al quale il dirigente propone l’acquisto di alcuni beni derivanti da sgomberi, conservati nei garage di via Fares. Per verificare quanto intercettato, la polizia giudiziaria, dopo aver installato delle telecamere puntate sui magazzini, ha, poi, sentore che si stesse verificando un’attività di spaccio. Si rendeva, dunque necessaria, una perquisizione.
Ma quando i carabinieri contattano Vincenzo Celi, a settembre 2022, per sapere quali fossero i magazzini dell’Aterp dei quali Celi avesse le chiavi, questi risponde che le chiavi le aveva consegnate nel 2020 a De Lorenzo che utilizzava quei magazzini per conservare i beni trovati nel corso degli sgomberi. Dunque, le chiavi di quattro magazzini non assegnati le ha solo De Lorenzo, afferma Celi.

E quando i carabinieri contattano Domenico Albino, responsabile dell’ufficio Patrimonio, per sollecitare l’apertura dei garage, Albino chiama Celi e quest’ultimo gli intima di fornire la sua versione: le chiavi le ha De Lorenzo.

L’ispezione dei carabinieri

I carabinieri riescono a recarsi sul posto insieme a De Lorenzo che effettivamente dispone delle chiavi di quattro magazzini ma, spiega, ne utilizza solo uno per conservare i beni degli sgomberi mentre gli altri tre non li ha mai nemmeno aperti. In effetti il garage indicato dal funzionario risulta occupato da alcuni mobili. Al contrario, gli altri tre non si aprivano nemmeno con le chiavi in dotazione a De Lorenzo. A questo punto i militari chiamano nuovamente Celi il quale ammette che uno di quei magazzini viene adoperato da tale Gerardo, detto Nino Masciari, che ha una ditta edile e usa l’immobile per custodire il suo materiale. Anche un altro magazzino risulta occupato abusivamente da un inquilino di quel palazzo.

La versione (concordata) di Celi e Albino

Quando il capitano Felicia Basilicata e il maresciallo Massaro chiamano Celi per manifestargli l’impossibilità di aprire i garage, il dirigente – nota il gip – non può negare di sapere che i magazzini siano nella disponibilità di Masciari (anche se afferma che è una condizione temporanea). Per quanto riguarda l’altro occupante abusivo, Celi manifesta ignoranza e ribadisce che lui le chiavi le ha date a De Lorenzo a febbraio 2021. Secondo il giudice è una strategia di Celi ai danni di De Lorenzo, per avvicinare al funzionario ogni responsabilità e allontanarla da se stesso.
Tra l’altro, quando Celi, ne corso del sopralluogo dei carabinieri, è costretto a chiamare Masciari per fargli aprire il magazzino, questi gli chiede se dovrà sgomberare l’immobile ma Vincenzo Celi gli risponde di no.

In seguito a questo episodio Albino chiama Celi. È preoccupato perché qualcuno ha detto ai carabinieri che i magazzini sono stati consegnati, chiavi in mano, per 50 euro. E, cosa che impensierisce ancora di più l’uomo, queste dichiarazioni sono state messe a verbale.

Il piano di Celi, Albino e Manlio Severino

L’ultima mossa di Celi, Albino e Manlio Severino viene registrata dalle forze dell’ordine in ambientale. Gli indagati, prudenti quando parlano al telefono, si mostrano più aperti ed espliciti nelle stanze degli uffici dell’Aterp.
Insieme, scrive il gip, elaborano la strategia di consegnare ai carabinieri l’atto col quale Celi aveva dato le chiavi dei quattro garage di via Fares a Massimo De Lorenzo in modo da non dover rispondere dell’occupazione abusiva di Masciari.

Albino vorrebbe portare subito l’atto ai militari ma Celi e Severino lo frenano: meglio aspettare prima la relazione dei carabinieri. Perché si sa, nota il gip, excusatio non petita, accusatio manifesta.