Sale a sei il macabro conteggio dei morti ammazzati nella Sibaritide nell'ultimo anno e mezzo. L'ultimo omicidio in ordine di tempo è quello avvenuto ieri sera a Cassano alla Jonio, dove è rimasto ucciso Giuseppe Gateani. A questo delitto, negli ultimo 18 mesi, si devono aggiungere il tentato omicidio di Domenico Russo e due vittime di lupara bianca. La recrudescenza criminale ha raggiunto, adesso, livelli di guardia tanto che la Dda di Catanzaro ha avocato a sé la guida dell'inchiesta sulla morte del 50enne cassanese.

 

Sarebbe in atto, secondo gli inquirenti, una lotta intestina per la gestione del territorio. L’epicentro delle grandi manovre criminali si espande in tutta l’area dello jonio e del pollino. La mala punterebbe alla gestione degli appalti e, nella Sibaritide, il capitolo diventa appetitoso tra le cantierizzazioni del nuovo ospedale e della statale 106 jonica Roseto-Sibari e le manovre sulla futura centrale Enel.

 

La lunga sequela omicidiaria

La scia di sangue non si arresta. Ieri è caduto sotto il piombo del crimine organizzato Giuseppe Gaetani, 50 anni, cassanese, uomo di fiducia di Leonardo Portoraro anch’egli vittima di ‘nrangheta per aver osato spinte autonomiste nella gestione degli appalti.  

 

Portoraro, 63 anni, venne ucciso in un agguato a colpi di kalashnikov, a Villapiana Lido, il 6 giugno del 2018.  A dicembre dello stesso anno, le acque del porto di Corigliano restituirono, all’interno di un furgone, il corpo del boss Pietro Longobucco. L’uomo sarebbe stato ucciso all’interno della sua abitazione e successivamente trasportato presso l’area portuale.

 

Qualche giorno più tardi, si persero le tracce del suo uomo di fiducia Antonino Sanfilippo, 31 anni, caso rubricato tra quelli di lupara bianca. Nel luglio del 2019, invece, venne dichiarato irreperibile Cosimo Rosolino Sposato, ritenuto vicino agli ambienti criminali. Ancora oggi non si hanno notizie di lui.

 

Il 22 luglio 2019 il rinvenimento ad Apollinara di due cadaveri all’interno di una Fiat Punto grigia lungo la strada provinciale Mordillo. Si trattava di Pietro Greco, originario di Castrovillari ma da tempo residente nel cassanese, 39enne sorvegliato speciale, coinvolto nel 2010 nell’operazione Knock Out contro un traffico di droga gestito da soggetti italiani e albanesi, e Francesco Romano, 44enne imprenditore agricolo coriglianese incensurato.

 

I due sono stati crivellati dai colpi di un fucile kalashnikov. Si torna a sparare nel gennaio del 2020, quando nei pressi del castello ducale di Corigliano è riuscito a scamparla nell’ambito di un agguato il 38enne Domenico Russo, contiguo a Pietro Longobucco. L’uomo nel settembre scorso è stato raggiunto da una misura restrittiva con l’accusa di estorsione aggravata.

 

Infine, ricorre il 3 giugno 2020 quando è di scena l’ennesimo omicidio a Cassano: la sentenza di morte è su Francesco Elia, 40 anni, incensurato, figlio di Alfredo Elia e nipote di Giuseppe Elia, entrambi boss del cassanese uccisi negli anni ’90. Delitti che adesso sono al vaglio del procuratore antimafia Nicola Gratteri.