Il macabro scatto diffuso nelle chat come il video che ritrae l'aspirante suicida avvolto dalle fiamme. Il caso potrebbe finire sul tavolo dell'autorità giudiziaria
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Il primo scatto incriminato ritrae il 33enne adagiato sulla lettiga, dentro l’ambulanza, gravemente ustionato e già sottoposto ad ossigenoterapia. L’immagine raccapricciante, catturata con uno smartphone, in breve tempo è approdata in decine di chat, indesiderata testimonianza del grave fatto di cronaca che nella mattinata ha scosso l’area urbana cosentina. L'altra foto, che però potrebbe essere stata scattata anche da un altro paziente, è stata "rubata" nel Pronto soccorso e anche questa è stata incanalata sui social, senza alcuna pietà per il protagonista di questo dramma.
Le immagini sui social
L’uomo, giunto davanti la caserma dei carabinieri di Rende, dopo essersi cosparso di benzina si è dato fuoco. Qualcuno ha girato un video del drammatico evento, e il documento è subito diventato virale sui social, suscitando soprattutto reazioni di biasimo e profonda indignazione. Ma la foto che lo ritrae privo di sensi, intubato e con i vestiti consumati dalle fiamme, se possibile è ancora più agghiacciante.
Risalire all'autore
L’Azienda Sanitaria di Cosenza ha il sospetto che sia stata scattata dall’interno del mezzo di soccorso. Ed ha avviato una indagine per accertare eventuali responsabilità, del proprio personale o di estranei che siano arbitrariamente saliti sul veicolo. Il dirigente del 118, Riccardo Borselli, ha chiesto una relazione sull’accaduto all’equipaggio intervenuto, interessando della vicenda il commissario Vincenzo La Regina ma anche l’ufficio privacy.
Macabra fotografia
La macabra fotografia è stata scattata dalla parte opposta rispetto ai portelloni posteriori, che nell’immagine appaiono frontalmente e chiusi. L’autore doveva trovarsi alle spalle del paziente; non è escluso che qualcuno si sia furtivamente affacciato dalla porta laterale, allungando il braccio con il telefonino in posizione verticale. La vicenda potrebbe anche approdare sul tavolo dell’autorità giudiziaria. In questo caso per risalire al responsabile potrebbero intervenire gli esperti informatici delle forze dell’ordine.