E’ in corso dalle prime ore di questa mattina un’operazione condotta dal Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi, finalizzata all’esecuzione di nove ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari, a carico di altrettanti soggetti ritenuti a vario titolo gravemente indiziati del reato di associazione per delinquere finalizzata alle rapine a mano armata, al furto, alla ricettazione e altri delitti in materia di armi e stupefacenti, commessi nel corso dell’ultimo anno a Taurianova e nelle cittadine limitrofe, in danno di diversi esercizi commerciali.

 

Gli indagati

Velio Borgese, 33 anni, di Polistena;

Luigi Commisso, 38 anni, di Gioiosa Ionica;

Francesco De Domenico, 30 anni, di Locri;

Simone De Luca, 25 anni, di Gioiosa Ionica;

Raffaele Ferrazzo, 30 anni, di Cinquefrondi;

Romina Laversa, 34 anni, di Rizziconi;

Angelo Tarzia, 36 anni, di Cittanova;

Carmelo Tavernese, 35 anni, di Polistena;

Lorena Tavernese, 29 anni, di Polistena.

 

 

I dettagli dell’operazione

I 7 destinatari del provvedimento cautelare in carcere sono tutti trentenni originari della zona, gran parte dei quali con precedenti di polizia, anche specifici, i quali si avvalevano di due donne, sorella e fidanzata di altri due indagati, a loro volta colpite dalla misura cautelare agli arresti domiciliari. L’operazione conclude un’articolata attività investigativa svolta dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova, attraverso attività tecnica e servizi di osservazione e pedinamento, e originata da una rapina a mano armata ai danni di una gioielleria di Taurianova nel settembre 2016, quando 6 uomini fecero irruzione, armati, e riuscirono ad asportare monili in oro e preziosi per un valore di 45.000 euro.

Gli esercizi commerciali colpiti

La banda di rapinatori, ora disarticolata dai Carabinieri, si è resa responsabile, fino all’aprile 2017, di numerose altre rapine ad esercizi commerciali,  colpendo prevalentemente i territori di Polistena, Cittanova, Taurianova, Cinquefrondi e San Giorgio Morgeto, riuscendo ad asportare, tra denaro contante e preziosi, circa 500.000 euro di refurtiva. Gli esercizi colpiti sono stati 5 gioiellerie, 1 negozio di abbigliamento, 1 negozio di giocattoli e 1 ristorante.

I ruoli all’interno della banda

L’organizzazione aveva un capo riconosciuto, Velio Borgese Velio di Polistena, che dava costantemente indicazioni ai sodali, coordinava le operazioni, forniva i mezzi necessari e concorreva nella commissione dei delitti in materia di stupefacenti. Anche gli altri partecipi all’associazione avevano precisi ruoli: chi guidava le auto, chi  fungeva da vedetta, chi eseguiva materialmente la rapina, chi si occupava dei sopralluoghi.

 

Gli investigatori hanno anche ricostruito il modus operandi dei criminali: gli stessi si preoccupavano di asportare preventivamente auto o targhe, al fine di commettere i delitti in maggiore sicurezza - sette gli episodi contestati di furto di auto e targhe di copertura – raggiungevano a bordo di vari mezzi gli obbiettivi, sui quali erano stati effettuati accurati sopralluoghi,  e 2/3 rapinatori penetravano nell’esercizio, armati di pistola e, a volte, anche non travisati per consumare la rapina, mentre gli altri rimanevano all’esterno con la funzione di “pali”; la fuga infine era organizzata con almeno due macchine, una delle quali impiegata quale staffetta.

 

Fondamentale era, altresì, la diversificazione dell’impiego delle due donne nell’ambito delle attività criminali poste in essere dal sodalizio: corso dei sopralluoghi: le stesse entravano nelle gioiellerie, accompagnate da uno degli altri appartenenti all’associazione, fingendo l’interessamento all’acquisto delle merce al fine di ispezionare l’obbiettivo. Erano anche “vedette”: durante la rapina al Ristorante di San Giorgio Morgeto,  hanno svolto il ruolo di vedetta consumando una cena di “coppia”, segnalando poi ai compagni l’assenza di altri clienti nel locale. E basiste: per la rapina al negozio di abbigliamento a Polistena, una delle donne era anche dipendente dell’esercizio, svolgendo quindi un ruolo da “basista”.

 

Le armi a disposizione

La consorteria criminale aveva a disposizione numerose armi (nel corso dell’indagine è stata documentata la disponibilità di almeno 7 pistole) illegalmente detenute, che utilizzavano con spregiudicatezza per raggiungere i propri fini. Infatti, in un caso, all’interno del predetto negozio di abbigliamento di Polistena, gestito da cittadini cinesi, hanno esploso anche dei colpi a scopo intimidatorio per interrompere sul nascere un tentativo di reazione da parte del proprietario.

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Lo smercio di droga

Le indagini hanno consentito di documentare come parte dei proventi delle rapine fossero utilizzati per lo smercio di sostanza stupefacente del tipo marijuana, sia nelle piazze di spaccio della Piana, sia nel Nord-Italia. Infatti, in due diversi episodi, tre persone sono state tratte in arresto in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, precedentemente acquistata dalla consorteria indagata. In particolare, un 57enne e un 26enne di Polistena sono stati trovati in possesso di oltre 4 kg di marijuana, mentre l’altro, 54enne di Bologna, è stato arrestato per la detenzione di 2,1 kg di marijuana, oltre a una pistola beretta cal. 7,65 con matricola abrasa completa di 28 proiettili.

 

Nel corso delle perquisizioni è stato rinvenuto nella disponibilità di Ferrazzo un appartamento nel centro di Polistena, completamente dedicato alla coltivazione di marijuana e allestito con illuminazione dedicata, sistemi di aerazione e di essiccazione con ventole, sigillato con silicone e gommapiuma. Sei degli indagati saranno tradotti alla Casa Circondariale di Palmi mentre le due donne saranno sottoposte agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni. Al momento risulta irreperibile uno dei destinatari del provvedimento.