Otto anni di reclusione per Nicola Cappellano, 49 anni, finito al centro di un'inchiesta della Procura di Catanzaro sul presunto caso di una donna segregata e costretta a subire atroci violenze. La Corte d'appello del capoluogo calabrese, oggi, ha ridotto la pena di quattro mesi rispetto a quanto sentenziato l'11 luglio scorso dell'anno scorso quando, al termine del giudizio abbreviato, il giudice dell'udienza preliminare lo riconobbe colpevole di riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione, come richiesto dal pubblico ministero Saverio Vertuccio. Nel caso finirono travolti, assieme a Cappellano, altri due coimputati, Gianluca e Rinaldo Berlingieri, rispettivamente di 36 e 41 anni,  accusati di violenza sessuale di gruppo. Tutti finirono in carcere, nel dicembre del 2013, in esecuzione di un'ordinanza cautelare. I tre uomini, secondo quanto emerso dalle indagini della Squadra mobile di Catanzaro, avrebbero a lungo approfittato di una donna, la convivente di Cappellano, che con questi aveva intrapreso una relazione dalla fine del 2012, ma lui l'avrebbe fin da subito segregata in casa e costretta a prostituirsi. L'uomo, sempre stando alle iniziali accuse della Procura, avrebbe costretto la vittima anche ad avere rapporti di gruppo con Gianluca e Rinaldo Berlingieri. Molto diversa potrebbe essere la conclusione cui la stessa pubblica accusa è giunta al termine del dibattimento, dal momento che per i due Berlingieri è stata chiesta l'assoluzione con formula ampia. Il processo  a carico dei due è stato aggiornato al prossimo 17 marzo.


Gabriella Passariello