La Novito Acque Srl che dal 2016 gestisce la depurazione dei centri destinatari di una diffida, esige i crediti accumulati. E denuncia: «Molti scaricano i liquami illegalmente perché il collettore previsto non è stato mai realizzato» (ASCOLTA L'AUDIO)
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È finita a carte bollate la (breve) storia d’amore tra la Novito Acque, società che gestisce la depurazione in sette comuni della Locride, e alcuni degli stessi Comuni, bollati come morosi cronici e minacciati, miracoli della finanza, di vedersi sospendere il servizio di energia elettrica in quasi tutti i punti nevralgici per la gestione delle acque reflue.
Sul piatto ci sarebbe un debito complessivo di quasi tre milioni di euro che la società di progetto nata nel 2016, imputa al comportamento dei municipi che, utilizzando una modifica normativa arrivata dopo la stipula del contratto, avrebbero di fatto sottratto alla stessa, la capacità di riscossione diretta delle tariffe. Creando così un “buco” ormai diventato ingestibile.
Una storia complicata, fatta di contratti di gestione di durata quasi ventennale, infrastrutture indispensabili finanziate e solo in parte realizzate e machiavelliche gestioni della riscossione dei tributi. Siderno, Locri, Gerace, Grotteria, Antonimina, Canolo e Agnana: questi i centri tirati in ballo dalla Novito. Comuni che, tra l’agosto e l’ottobre del 2015, approvarono lo studio di fattibilità per un progetto di «completamento, integrazione ed ottimizzazione del sistema fognario e depurativo consortile».
In pieno ventunesimo secolo quindi, anche i centri più popolosi del comprensorio e alcuni dei paesini che gli fanno da satellite, si adeguavano al presente. Meglio tardi che mai. Espletata la gara d’appalto (il contratto di concessione viene firmato nell’agosto del 2016) e varato il progetto esecutivo, i lavori partirono e con essi, a leggere l’atto extragiudiziario recapitato a fine agosto, anche le stranezze.
Il contratto tra i sette comuni e la società prevedeva la gestione e il trattamento delle acque reflue, con i costi (5,4 milioni per le infrastrutture più l’installazione di 20 mila nuovi contatori) a carico della Novito, che si sarebbe rifatta degli investimenti sui consumatori finali, nell’arco di 18 anni. Le cose, si legge sulla diffida, procedono secondo i canoni del contratto fino al 2020, quando i comuni recepiscono una nuova norma, estromettendo dalla riscossione diretta dei tributi la società concessionaria che da quel momento, lamenta, smette di essere pagata.
«Nel generale contesto di violazione contrattuale – scrive Novito spa – spicca per particolare gravità il comportamento del comune di Locri, che ha sistematicamente distratto gli incassi della tariffa per effettuare pagamenti estranei al servizio idrico e che, nell’anno 2021 con delibera di Giunta ha autorizzato una generalizzata sospensione dei pagamenti del servizio idrico, e che concede ad utenti cronicamente morosi facilitazioni del tutto irragionevoli e incompatibili con una gestione responsabile».
Sulla stessa falsariga, le accuse all’adiacente comune di Siderno, che allo stesso modo «avrebbe distratto le risorse destinate a questo concessionario, per far fronte ad esborsi estranei al servizio». E per tutti, l’accusa di «non avere mai attivato le procedure di autotutela contro gli utenti morosi». In questa Babele di codici e tariffe sarebbe Locri ad avere raggiunto il debito più alto con 1,16 milioni di euro. Seguito a ruota da Siderno con 1,05 e via via gli altri con debiti compresi tra i 500 mila euro di Gerace e gli 86 mila di Grotteria. Una situazione che Novito avrebbe già notificato altre due volte ai comuni interessati e che ha portato la stessa società alla minaccia diretta di risoluzione del contratto nei confronti di quattro comuni con lo spauracchio di chiedere «la cessazione delle forniture dell’energia elettrica» di quasi tutti gli impianti, depuratore consortile di San Leo compreso. Ultimatum scaduto lo scorso primo settembre.
E se il debito monstre che i comuni avrebbero maturato nel corso di un paio d’anni preoccupa anche il gruppo consiliare “Scelgo Locri” che ha indirizzato un’interrogazione al sindaco della cittadina jonica Giovanni Calabrese, la lettura della diffida protocollata nelle settimane scorse, mette in evidenza un’altra serie di criticità, questa volta direttamente legate alla gestione del ciclo delle acque reflue.
Da un parte, la “confessione” della stessa Novito spa che ammette candidamente come nella realizzazione delle infrastrutture previste dal contratto «eseguiva tutti i lavori, con la sola eccezione di due piccoli depuratori in località Zunnino». Dalla altra il comune di Canolo che, accusa sempre la società di servizio, avrebbe dovuto realizzare i lavori per un collettore in grado di incanalare verso il depuratore consortile le acque reflue di Canolo, Agnana e parte di Gerace. Quei lavori, ammette ancora Novito spa (che l’intero sistema su cui batte cassa lo gestisce) «vennero realizzati solo in parte e il collettore non entrò mai in funzione». Con la conseguenza che «gli insediamenti urbani che dovevano essere serviti da quell’infrastruttura ancora oggi scaricano in modo illegale».