Il «mercato delle case popolari di Catanzaro» funzionava come un’agenzia immobiliare a disposizione degli amici gestita da un gruppo di dipendenti dell’Aterp associati tra loro e assieme a Sergio Costanzo, consigliere comunale di Fare per Catanzaro finito oggi agli arresti domiciliari che il gip considera uno dei promotori (con l’ex dirigente dell’Azienda Vincenzo Celi) del sistema parallelo di gestione degli alloggi.

In alcuni casi gli occupanti degli alloggi si sarebbero comportati come proprietari: una volta perso il diritto ad abitare nelle palazzine Aterp non avrebbero restituito le case ma le avrebbero messe a frutto fittandole a terzi. Altro esempio: le case rilasciate dagli assegnatari, anziché essere restituite al Comune di Catanzaro venivano assegnate direttamente a discrezione dei componenti di quello che la Procura di Catanzaro (l’inchiesta è stata coordinata dal procuratore Vincenzo Capomolla e dall’aggiunto Giulia Pantano; pm Saverio Sapia) considera un vero e proprio sistema. I capi sarebbero proprio Celi e Costanzo, figura ibrida nello schema che i pm ritengono di aver scoperchiato con le indagini che hanno portato all’arresto di 8 persone (gli indagati sono in tutto 11). 

Il consigliere di minoranza sarebbe intervenuto direttamente nel meccanismo di assegnazione delle abitazioni, nel processo di vendita di alcuni beni dell’Aterp e addirittura nelle procedure per eseguire volture a cambi di alloggio. La sua presenza non è giustificata in alcun modo: non ha un ruolo nell’Agenzia. Eppure il suo cellulare è contattato continuamente da chiunque abbia bisogno di risolvere un problema. Costanzo ha addentellati all’Aterp: l’amicizia con alcuni funzionari gli consente di avere una corsia preferenziale per sbrigare pratiche senza perdere troppo tempo.

I contatti con Celi sono frequenti quanto riservati: i due evitano di discutere apertamente per telefono. Secondo l’accusa, lo stesso Costanzo avrebbe saputo dall’ex dirigente Aterp di essere indagato. I dipendenti dell’ente si mettono a sua disposizione quando serve. E ce n’è bisogno spesso perché il consigliere comunale (ed ex consigliere provinciale) riceve richieste da diversi cittadini, non soltanto dal capoluogo ma anche da Caraffa, Gimigliano e Conflenti. Non gira le richieste agli uffici ma se ne cura di prima persona attraverso la propria rete di relazioni. Insomma, si comporta come un dirigente dell’Aterp. Di più: è al centro della galassia di quell’ente. Le imbasciate recapitate a Costanzo arrivano senza attrito fino ai vertici della struttura che controlla il battito degli alloggi popolari. Secondo l’accusa il politico ha un ruolo in tutti i passaggi finiti negli atti dell’inchiesta, a partire dall’assegnazione illecita delle abitazioni. Ciò che lo rende centrale nel sistema è proprio il suo ruolo in consiglio comunale: il riconoscimento da parte dei cittadini ne fa uno dei fulcri del meccanismo.

In uno dei casi individuati nell’inchiesta, Celi e Costanzo avrebbero permesso l’acquisto, da parte di un indagato, di alcuni terreni di proprietà dell’Aterp senza alcuna procedura a evidenza pubblica e a un prezzo scontato. In cambio, a Celi sarebbe stato promessa una somma di denaro. In questo caso, Costanzo avrebbe fatto da facilitatore. Il dirigente e il consigliere comunale, secondo la valutazione del gip, sanno che nel fascicolo dell’uomo che ha chiesto il favore ci sono varie irregolarità ma non si fermano, anzi cercano di sanarle. Come? Facendo carte false. Costanzo risolve problemi, come il mister Wolf di Pulp Fiction. Basta una telefonata.