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«Vogliamo impoverire le mafie». È quanto dichiarato dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri nella conferenza stampa indetta per rendere noti i particolari dell'operazione "Backlog" che ha portato al sequestro di beni per 25 milioni di euro nei confronti dell'imprenditore di Badolato (Catanzaro) Antonio Saraco, di 63 anni.
'Ndrangheta: sequestrati beni per 25 milioni nel Catanzarese
«È un'attività importante - ha proseguito Gratteri - che è stata resa possibile grazie all'attenzione del generale della Guardia di finanza Giorgio Toschi che ha inviato nel territorio di Catanzaro ben 30 uomini di primissima qualità. Un fatto straordinario».
Le indagini condotte dal Nucleo di polizia tributaria-Gico della Guardia di finanza di Catanzaro hanno evidenziato la sperequazione tra quanto dichiarato dall'imprenditore calabrese e la sua disponibilità immobiliare e finanziaria in un arco di tempo che va dal 1985 al 2013.
Come ricostruito dal procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto, Saraco e le altre persone coinvolte nell'inchiesta avrebbero «imposto alla ditta di Modena, che ha realizzato il porto di Badolato, non solo il pizzo ma anche i materiali e una gestione del tutto inadeguata della struttura».
Il colonnello Carmine Virno comandante del Nucleo di polizia tributaria ha spiegato come l'indagato «utilizzasse la moglie come prestanome, a lei era infatti intestato il villaggio turistico Aquilia, posto a poca distanza dal porto di Badolato e sequestrato oggi».
Il colonnello Michele Di Nunno del Gico ha voluto ricordare come "l'attività di oggi chiuda il cerchio su quella parte di territorio della provincia di Catanzaro. In pochi mesi sono stati aggrediti i patrimoni delle cosche Gallelli, Gallace e ora anche di Saraco».
«Stiamo combattendo questa battaglia - ha sostenuto il comandante regionale della Guardia di finanza - con grande volontà siamo tutti uniti nell'obiettivo di debellare la 'ndrangheta da questa terra».