Tre diverse operazioni antidroga hanno visto impegnato nei giorni scorsi il Nucleo cinofili della Polizia penitenziaria nelle carceri di Paola, Rossano e Catanzaro. Lo riferisce il Sindacato automomo Polizia penitenziaria, per voce di Salvatore Panaro, vicesegretario regionale per la Calabria, che esprime «tutto l’apprezzamento suo e del Sappe per l’alta professionalità dimostrata dai Baschi Azzurri che hanno partecipato all’operazione di polizia». 

«Nei giorni scorsi, nel carcere di Paola - è scritto in una nota del sindacato -, un familiare in visita a detenuti ha tentato di introdurre all'interno dell'istituto un cospicuo quantitativo di hashish. Prontamente è intervenuta l'unità cinofila che ha rinvenuto, previa perquisizione, il quantitativo di droga, celato nelle parti intime. Analoghe operazioni antidroga, il Nucleo Cinofili della Polizia penitenziaria sono state eseguite nel carcere di Rossano, dove è stata fermata un’altra familiare in visita ai detenuti e che trasportava cocaina prontamente sequestrata». Da ultimo, ieri nella Casa circondariale di Catanzaro «i poliziotti del Corpo hanno scongiurato l'introduzione di hashish ad opera di un familiare in visita ai colloqui detenuti».

Panaro evidenzia che «l’istituzione del Servizio cinofili della Polizia penitenziaria rappresenta un presidio, in funzione preventiva e repressiva, di contrasto ai tentativi di introduzione clandestina di sostanze stupefacenti illecite nelle strutture penitenziarie. Il personale di Polizia penitenziaria impiegato nelle strutture pur soffrendo una grave carenza di personale riesce a svolgere un'opera eccellente nella repressione e prevenzione dei reati all'interno delle strutture penitenziarie».

Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime apprezzamento al personale del Nucleo cinofili Polizia penitenziaria e rileva che nelle carceri italiane «il 30% circa dei detenuti è tossicodipendente ed anche più del 20% degli stranieri ha problemi di droga» e che «nonostante l'Italia sia un Paese il cui ordinamento è caratterizzato da una legislazione all'avanguardia per quanto riguarda la possibilità che i tossicodipendenti possano scontare la pena all'esterno, i drogati detenuti in carcere sono tantissimi».

«Ogni giorno, la Polizia penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane si diffonda uno spaccio sempre più capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti. L’hashish, la cocaina, l’eroina, la marijuana e il subutex - una droga sintetica che viene utilizzata anche presso il Sert per chi è in trattamento – sono quelle più diffuse e sequestrate dai Baschi Azzurri. Ovvio che l’azione di contrasto, diffusione e consumo di droga in carcere vede l’impegno prezioso della Polizia penitenziaria, che per questo si avvale anche delle proprie Unità Cinofile. Questo fa comprendere come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia penitenziaria diviene fondamentale. Noi – conclude il leader del Sappe - riteniamo sia preferibile che i detenuti tossicodipendenti, spesso condannati per spaccio di lieve entità, scontino la pena fuori dal carcere, nelle comunità di recupero, per attuare ogni sforzo concreto necessario ad aiutarli ad uscire definitivamente dal tragico tunnel della droga e, quindi, a non tornare a delinquere. Spesso, i detenuti tossicodipendenti sono persone che commetto reati in relazione allo stato di malattia e quindi hanno bisogno di cure piuttosto che di reclusione».