La donna, con due figlie disabili a carico, a settembre verrà sfrattata dall'abitazione fatiscente in cui vive nel quartiere "Saracinello", alla periferia nord di Reggio Calabria. Al primo cittadino: «Sindaco Falcomatà mettiti una mano sulla coscienza»
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«Non posso più andare avanti. Non posso più tenere i miei figli in queste condizioni; è una vita che aspetto un alloggio popolare». È il disperato appello che la signora Elisabetta Manduca, di Reggio Calabria, rivolge -attraverso la nostra testata- al comune. La donna, con le sue due figlie entrambe affette da una grave disabilità, rischiano di finire in mezzo alla strada. Oggi l’ufficiale giudiziario gli ha notificato la proroga dello sfratto, per il 14 settembre, dalla casa in cui vive da quasi 30 anni nel quartiere “Saracinello”, alla periferia sud di Reggio Calabria . Un immobile fatiscente, dalle precarie condizioni igieniche, dove nulla è a norma e per cui non paga l’affitto da cinque anni a causa delle gravi difficoltà economiche in cui versa. «Non mi posso permettere un affitto- ci dice- perché non lavoro, sono disoccupata. Ho avuto una delusione da tutti, da parte del comune perché mi fanno solo promesse ma, niente fatti». Una battaglia, quella condotta dalla signora Manduca che va avanti da anni. Assistita da Giacomo Marino, dell’associazione “un mondo di mondo di mondi”, e da Rosalba Marotta del centro sociale “Angelina Cartella”- facenti parte dell’ “osservatorio sul disagio abitativo”- la donna il 19 aprile scorso ha chiesto, per l’ennesima volta dal 1999, di avere una casa popolare così come prevedono le norme per l’emergenza abitativa. Da Palazzo San Giorgio però, nessuna risposta e tra poco più di due mesi questa famiglia non avrà un tetto sopra la testa.
L'appello
«Chiedo al sindaco Facolmatà- afferma la Manduca- di mettersi una mano sulla coscienza e di vedere questa situazione perché gli alloggi ci sono solo che non vogliono operare. Così non ce la faccio più». La signora Elisabetta Manduca non vuole infatti, più vivere in questa casa che sta cadendo a pezzi. Chiede solo che il suo diritto, di avere un’abitazione popolare, venga riconosciuto dalle Istituzioni. «Questa non è più un’abitazione in cui io posso stare- dichiara alla nostra testata. È pieno di scarafaggi; la notte mi sveglio perché siamo invasi, a pranzo invece, dobbiamo stare attenti che le blatte non ci cadano nel piatto». Una situazione davvero insostenibile quella che sta vivendo questa famiglia reggina.
Domande senza risposta
Perché non vengono assegnate gli ammobili destinanti all’ “emergenza abitativa”?, perché non vengono assegnate neanche quelle ai cittadini vincitori del bando sull’edilizia comunale? Domande che da anni le associazioni rivolgono a Palazzo San Giorgio e a cui da anni nessuno risponde con fatti concreti. Per poco più di due mesi la famiglia Manduca potrà continuare ad abitare nella casa di “Saracinello” ma, il 14 settembre l’ufficiale giudiziario tornerà per sfrattarli e se il comune non le assegnerà una casa popolare sarà costretta a dormire in strada con le sue due figlie disabili.