La Corte d’Appello ribalta la sentenza di primo grado nel procedimento “Ecosistema-Nexum” e condanna l’ex sindaco di Palizzi, Arturo Walter Scerbo e l’ex assessore di Brancaleone, Domenico Giuseppe Marino, a otto mesi di reclusione ciascuno. Sei mesi di carcere, invece, per il collaboratore di giustizia Salvatore Aiello. Per tutti pena sospesa. I tre erano stati assolti in primo grado. Ora, invece, i giudici di piazza Castello riformano la decisione del gup Adriana Trapani, decidendo in maniera opposta.

Queste le conclusioni cui è giunta la Corte nella giornata di ieri al termine di una lunga camera di Consiglio.

L’inchiesta Ecosistema

L’operazione, scattata nel dicembre 2016, coordinata dai pubblici ministeri Antonio De Bernardo, Luca Miceli e Antonella Crisafulli, portò in carcere ed ai domiciliari alcuni presunti esponenti delle cosche Iamonte di Melito Porto Salvo, Paviglianiti di San Lorenzo e Bagaladi. Ma colpì anche noti personaggi politici fra cui l’allora sindaco di Palizzi, Scerbo, e l’assessore di Brancaleone, Marino. Indagati a piede libero anche l’ex consigliere regionale ora deputato Francesco Cannizzaro e l’ex consigliere regionale Pasquale Maria Tripodi, accusati entrambi di corruzione elettorale aggravata dall’aver agevolato la ‘ndrangheta, ma assolti in primo grado. Di corruzione semplice, invece, deve rispondere Scerbo.

L’inchiesta Nexum

È dell’ottobre 2016, invece, l’inchiesta Nexum, che portò all’arresto di alcuni esponenti della cosca Paviglianiti con l’accusa di estorsione e tentata estorsione che sarebbero stati messi in atto fra il 2015 ed il 2016. Nella rete della Giustizia ci furono Natale e Natale David Paviglianiti, Francesco Leone, Salvatore Polimeni ed Angelo Fortunato Chinnì.

Il processo riunito e le sentenze

Le due inchieste furono riunite in un unico procedimento la cui sentenza di primo grado, con rito abbreviato, fu pronunciata nel luglio del 2017.

In quell’occasione Aiello, Scerbo e Marino, come detto, furono assolti così come l’ex sindaco di Motta San Giovanni, Paolo Laganà. Per quest’ultimo il pm non ha presentato appello. In secondo grado, come detto, sono giunte le condanne. Ma la decisione della Corte ha riguardato anche altri imputati con importanti riduzione di pena rispetto al primo grado.

Nello specifico, Angelo Fortunato Chinnì è stato condannato a 9 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione e 12mila euro di multa (in primo grado 10 anni); Natale Paviglianiti (cl. ’70), difeso dall’avvocato Tonino Curatola, è stato condannato a 8 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione e 10mila euro di multa (in primo grado 10 anni e 7 mesi); Angelo Paviglianiti e Francesco Leone (difeso dall’avvocato Curatola) sono stati condannati a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione e 8mila euro di multa (in primo grado 8 anni e 6 mesi per Paviglianiti e 6 anni e 4 mesi per Leone); Natale David Paviglianiti e Salvatore Polimeni sono stati condannati a 3 anni, 1 mese e 10 giorni ciascuno di reclusione e 4000 euro di multa (in primo grado 4 anni ed 8 mesi per entrambi)

La sentenza in breve

Salvatore Aiello                        6 mesi

Arturo Walter Scerbo                8 mesi

Domenico Giuseppe Marino       8 mesi

Angelo Paviglianiti                    6 anni, 2 mesi, 20 giorni e 8mila euro

Natale Paviglianiti cl. 70            8 anni, 2 mesi, 20 giorni, 10mila euro                             

Natale David Paviglianiti            3 anni, 1 mese, 10 giorni, 4mila euro

Angelo Fortunato Chinnì            9 anni, 6 mesi, 20 giorni, 12mila euro

Francesco Leone                       6 anni, 2 mesi, 20 giorni e 8mila euro

Salvatore Polimeni                    3 anni, 1 mese e 10 giorni,4mila euro