È iniziato il valzer delle ordinanze di chiusura delle scuole in tutta la Calabria, emanate dai sindaci, preoccupati per l’esplosione del contagio da Covid 19. Con il ritorno alla didattica a distanza si cerca di mettere un freno alla circolazione del coronavirus, in contrasto però con le linee guida del Governo nazionale, determinato nel mantenere le attività scolastiche in presenza, a meno di situazioni di eccezionale gravità. Per questo tutti i provvedimenti assunti in queste ore dai primi cittadini sono esposti a sospensione da parte del Tar, come del resto già avvenuto in passato.

Il caso di Luzzi

Il precedente più immediato è quello relativo al municipio di Luzzi: il sindaco Umberto Federico aveva sospeso le lezioni in aula quando nel comune a dicembre in concomitanza con un focolaio tale da far finire il territorio comunale in zona arancione. Ma l’ordinanza è stata resa inefficace pochi giorni dopo dal Tribunale Amministrativo. «Attualmente ho 36 casi acclarati di contagio tra studenti under 18 – afferma il primo cittadino di Luzzi raggiunto telefonicamente – ma non posso reiterare l’ordinanza di chiusura delle scuole anche se ne ravviso la necessità: commetterei un illecito giudiziario di cui dovrei pagare personalmente le conseguenze. Occorre invece un deciso intervento sovracomunale in tal senso. Solo la Regione ha le carte in regola per assumere una direzione unitaria».

La lettera di Stasi

Al Presidente Roberto Occhiuto, che tuttavia ha le mani legate proprio in virtù delle ultime indicazioni fornite dal Consiglio dei Ministri, si appella anche il sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi nella sua qualità di presidente della Conferenza dei sindaci della provincia di Cosenza: «Alla luce della allarmante diffusione pandemica da Covid-19 che ha monopolizzato il dibattito pubblico nazionale ed in vista della imminente ripartenza delle attività didattiche in presenza, rappresento la forte preoccupazione di molti colleghi sindaci, i quali si trovano di fronte al dilemma di una ennesima ordinanza contingibile ed urgente» scrive Stasi in una lettera indirizzata anche al commissario Asp Vincenzo La Regina.

Chiusure a macchia di leopardo

«Non sono pochi i colleghi che hanno già deciso di assumersi tale responsabilità, evidentemente rilevando come, sul proprio territorio, l'attività scolastica in presenza possa aggravare una situazione già critica. È evidente, tuttavia – sottolinea Flavio Stasi - come i provvedimenti a macchia di leopardo, oltre a sovraesporre ogni singola amministrazione, abbiano una efficacia limitata rispetto alla diffusione virale, ed allo stesso tempo è necessario da un lato che le istituzioni sanitarie, quindi i settori competenti dell'Azienda Sanitaria, rendano un proprio parere non vincolante rispetto all'attuale situazione epidemiologica ed all'impatto che potrà avere la ripresa delle attività didattiche in presenza; dall'altro che la Presidenza della Giunta Regionale, nel quadro complessivo del territorio regionale, offra indicazioni in merito – conclude Stasi - al fine di evitare che i sindaci si ritrovino costretti a decisioni isolate, deboli anche dal punto di vista amministrativo».