Non convince i Partigiani della scuola pubblica l’accordo raggiunto nella notte tra i sindacati e Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Bussetti alla presenza del premier Conte e del sottosegretario al ministero Salvatore Giuliano con i sindacati confederali. Un accordo raggiunto a fatica, costato sei ore di interlocuzione e che ha portato all’annullamento dello sciopero del 17 maggio. La protesta  era legata alla rivendicazione di un nuovo contratto con retribuzioni allineate a quelle di tutti i paesi europei, la contrarietà alla regionalizzazione del sistema di istruzione, un piano straordinario di assunzioni del personale contro la precarietà del lavoro di docenti e Ata, una scuola pubblica accogliente, inclusiva e di qualità contro ogni discriminazione per motivi geografici e sociali. Ora l’intesa, che però non soddisfa i Partigiani tanto da indurli a chiedere a docenti e sindacati di mantenere il proposito di incrociare le braccia. «Dall’incontro - affermano - escono fuori impegni generici sulla difesa del prestigio sociale dei docenti, sul rinnovo contrattuale, su percorsi abilitanti transitori per il reclutamento dei docenti con oltre 36 mesi di servizio, promesse vaghe e indeterminate a beneficio dei Dsga (direttore dei servizi generali e amministrativi) facenti funzione e sul reclutamento dei ricercatori e dei docenti Afam (Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica) .



«Sulle autonomie differenziate - aggiungono - c’è un impegno generico alla “salvaguardia dell’unità e l’identità del sistema nazionale di istruzione e di ricerca, garantendo un sistema di reclutamento uniforme, lo status giuridico di tutto il personale regolato dal Ccnl e la tutela degli ordinamenti statali, dei curricoli e del sistema di governo delle istituzioni scolastiche autonome”. Il tutto dovrà essere definito tramite tavoli che ovviamente verranno aperti dopo le elezioni europee. Quanta paura ha fatto al ministro Bussetti questo sciopero del 17 maggio a soli 9 giorni dal voto, per chiamare in soccorso Conte e promettere mari e monti?», si chiedono i Partigiani.



«Promesse elettorali rinnovate a tutti gli attori del comparto, dai precari refrattari ad affrontare il concorso ordinario ai docenti che chiedevano l’aumento di stipendio. Con quali soldi? Non è dato sapere: nel Def non c’è nulla e la risoluzione al Def votata il 18 aprile scorso in Senato prevede esclusivamente la salvaguardia delle clausole Iva. Ma cosa si sta cercando di difendere? – incalzano ancora - non ci vuole assai per capirlo: la più grossa fetta della torta dell’autonomia differenziata, quella sulla scuola. Non è sui pochi spiccioli delle altre 22 materie che ambiscono a mettere le mani Zaia e Fontana, ma sui soldi della Scuola pubblica, statale ancora per poco in quelle regioni». «Infatti – continua la nota - cogliamo nella bozza del 14 febbraio della legge sull’autonomia di Veneto e Lombardia la delega totale sul riconoscimento e sulla vigilanza sulle scuole paritarie, nonché sulla gestione del sistema integrato pubblico/privato, vero pallino della Lega. Una volta che i soldi dell’istruzione verranno gestiti a livello locale, spetterà alle regioni ripartirli tra scuole pubbliche e private. Insomma, - tirano le somme i Partigiani della scuola pubblica - l’obiettivo finale del vecchio partito secessionista è e rimane sempre lo stesso: gestire i soldi in prossimità per favorire i privati amici».

 

«Certo che quelle poche istituzioni statali che sopravvivranno si potranno dotare di docenti con un contratto statale, ma quanti perderanno il posto per la concorrenza delle scuole paritarie che diventerà assolutamente sleale con l’aumento dei finanziamenti pubblici? - si chiedono ancora - I cittadini di Veneto e Lombardia che si illudono di guadagnare dall’autonomia sono destinati ad avere una brutta sorpresa: i loro figli saranno privati del diritto ad una istruzione gratuita di qualità pari o superiore a quella che potranno permettersi i figli di coloro che di questi tempi potranno mandare i loro figli alle paritarie». «Quindi, nell’impossibilità costituzionale di regionalizzare i ruoli dei docenti, vedi sentenza 76/2013 Corte Costituzionale (e non accordo sindacale di stanotte), hanno pensato bene di sedare gli animi nell’attesa del passaggio delle europee, per poi subito dopo mettere le mani sulla più grossa fetta della torta della regionalizzazione che dovrebbe consentire ai bilanci di ciascuna delle due regioni di incassare due miliardi di euro di soldi pubblici».

 


« In sintesi – concludono - il documento sottoscritto dai sindacati col ministro Bussetti è una ampollosa sequela di dichiarazioni di intenti contraddittorie e prive di qualsiasi valore impegnativo sul piano sindacale. Per questo i sindacati hanno fatto malissimo a sospendere lo sciopero già proclamato per il 17 maggio. I PSP invitano tutti i sindacati, anche quelli che non hanno sottoscritto il documento col ministro, a ripristinare lo stato di agitazione ed a confermare lo sciopero del 17 maggio».