La scienziata che detiene la delega regionale all’Istruzione commenta i dati che rivelano il calo massiccio delle iscrizioni al nuovo anno. «La nostra regione paga anche il prezzo dell'invecchiamento sociale e dell'emigrazione»
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Calo della natalità, emigrazione massiccia verso il nord Italia, progressivo spopolamento delle aree interne e pandemia. Un mix che si è rivelato fatale e che questo anno porterà ad una significativa diminuzione della popolazione scolastica calabrese.
Al suono della prima campanella, a settembre, saranno infatti cinquemila in meno gli studenti in aula rispetto al precedente biennio di studio. E in una condizione di già grande precarietà l'impatto generato dall'emergenza pandemica non sembra affatto secondaria. «Laddove erano presenti difficoltà o fragilità già in situazione di normalità, il Covid le ha esasperate. Questo è un dato» conferma l'assessore all'Istruzione, Sandra Savaglio.
Nel report che traccia una prima proiezione sulle iscrizioni per l'anno scolastico 2021/2022 emerge un rilevante calo di studenti in tutta Italia. Un fenomeno che non risparmia la Calabria, in che modo possiamo interpretare questi dati?
«Anche in Calabria si registra una contrazione del numero degli studenti. Cinquemila alunni in meno si prevedono per l’anno scolastico 2021/2022, circa il 2%, più della media nazionale. L’interpretazione più immediata che si possa fornire è che la Calabria oltre a pagare il conto dell’invecchiamento sociale con una natalità sempre più bassa, sconta anche l’emigrazione verso il Nord, dovuta alla crisi economica».
In che termini ha influito l’emergenza pandemica in questo calo e, quindi, l’attivazione della didattica a distanza?
«Non ci sono ancora dati di dettaglio sull’abbandono scolastico ma spero davvero che il decremento non sia dovuto alla dispersione di ragazzi ancora nel pieno della formazione. Il timore c’è ed è uno dei rischi più alti di fronte a cui ci ha messo il Covid».
Dal suo punto di vista, quanto ha inciso la difficoltà a possedere strumenti telematici per frequentare le lezioni a distanza nella scelta di abbandonare le scuole?
«Uno dei primi atti concreti della Giunta, all’indomani del primo lockdown, è stato investire cinque milioni per l’acquisto da parte delle scuole di tablet, pc o per potenziare la connessione. Il fondo si aggiunse agli otto milioni che il ministero stanziò per la Calabria ma che non erano assolutamente sufficienti. Si è provato a coprire il gap esistente nella nostra regione sulla disponibilità di devices e connessione alla rete. Abbiamo avuto modo di conoscere attività eccellenti messe in atto dalle scuole per trattenere gli studenti anche aldilà di uno schermo. Laddove c’erano difficoltà o fragilità già in situazione di normalità, il Covid le ha esasperate, questo è un dato».
Gli istituti scolastici in tal senso si sono dimostrati ricettivi?
«Molto. C’è da dire che le scuole sono oberate dalle incombenze amministrative e, spesso, sono sottodimensionate proprio nel personale tecnico di supporto alle segreterie. Questo spaventa un po’ i dirigenti ad assumere impegni con gli avvisi legati ai fondi Por che, come si sa, richiedono una rendicontazione ampia e puntuale. Con il dipartimento Istruzione abbiamo provato a semplificare l’accesso ai bandi, mettendo a disposizione canali di consultazione veloce, webinar di supporto tecnico e una massima disponibilità per rendere fluido il percorso. Le regole sui fondi però le detta l’Europa, e possiamo semplificarle fino ad un certo punto. Siamo però soddisfatti della risposta delle scuole che stanno lavorando davvero tantissimo per migliorare l’offerta formativa calabrese. Mi aspetto che una delle lezioni positive che ci avrà lasciato il Covid è proprio quella di sburocratizzare l’apparato amministrativo».
Quali risultati dobbiamo attenderci dallo stanziamento di queste risorse?
«Nella filiera dell’istruzione, della formazione e del diritto allo studio, dell’innovazione , sono circa 80 milioni di euro che il mio assessorato ha investito a favore degli studenti, delle scuole, delle università per migliorare conoscenze e competenze. Senza dimenticare l’inclusione; prova ne è il bando in pre informazione in questi giorni che destina venticinque milioni in due anni alle scuole e alle famiglie con ragazzi con difficoltà, come per l’autismo e altre fragilità o bisogni. I nostri interventi sono stati pensati per una ricaduta a lungo termine: sia i laboratori scientifici per le scuole dedicati all’ambiente, sia le azioni che abbiamo in previsione di attuare, per consentire - anche ai ragazzi del comune più isolato della Calabria - di apprendere le lingue straniere. Questo lo si è fatto in soli dodici mesi di attività e in un contesto storico difficile e, su tutto, la prematura scomparsa della nostra presidente. Spesso mi fermo a pensare cosa avremmo potuto fare se lei fosse stata ancora con noi, e non vi deve sorprendere l’enorme rammarico che assale».
In ordine agli abbandoni scolastici dal suo punto di vista sarebbe necessario prevedere sistemi di controllo più serrati, soprattutto nelle scuole dell’obbligo?
«Non si risolve nulla con i controlli ma con una migliore organizzazione e con una programmazione più adatta alle nuove esigenze dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze, ma anche delle loro famiglie. Il sistema scolastico va rivisto con una vera e reale riforma che sganci definitivamente i vecchi schemi di programmi e valutazioni ormai superati dal nuovo modo di sentire e vivere il quotidiano. Ci vuole un cambio di paradigma e un’attenzione più forte che metta al centro i ragazzi».