Nella nostra regione 25 provvedimenti a fronte dei 51 totali in Italia. Tra questi vengono conteggiati anche i commissariamenti delle Aziende sanitarie di Reggio Calabria e Catanzaro
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La Calabria è al primo posto per numero di amministrazioni pubbliche sciolte per infiltrazioni mafiose. Il dato emerge dalla relazione semestrale della Direazione investigativa antimafia (Dia) al Parlamento. Ad oggi ci sono 51 enti locali sciolti per infiltrazioni mafiose, un numero che non è mai stato così alto dal 1991, anno di introduzione della normativa sullo scioglimento per mafia degli enti locali.
Nel 2019, dice la Direzione investigativa antimafia, sono stati sciolti 20 consigli comunali e 2 Aziende sanitarie provinciali, quelle di Reggio Calabria e Catanzaro, che si sono aggiungi alle 29 amministrazioni ancora in fase di commissariamento. Dei 51 enti, 25 sono in Calabria, 12 in Sicilia, 8 in Puglia, 5 in Campania e uno in Basilicata. Un dato preoccupante, quello della nostra regione: gli enti sciolti, infatti, sono il doppio di quelli della Sicilia che si attesta al secondo posto.
L'infiltrazione negli Enti locali, dicono gli analisti, «si conferma come irrinunciabile» per le organizzazioni criminali: perché attraverso i funzionari pubblici le cosche riescono a mettere le mani sulle risorse della pubblica amministrazione e perché consente loro di rendersi «irriconoscibili, di mimetizzare la loro natura mafiosa riuscendo addirittura a farsi “apprezzare” per affidabilità imprenditoriale». Ed è quest'ultima la leva che, soprattutto nelle regioni del Nord, attrae decine di professionisti e imprenditori che si «propongono alle cosche».
Ai 51 Enti Locali già indicati nella Relazione nei primi mesi del 2020 se ne sono aggiunti altri 6 tra cui quello di Saint Pierre in Valle d'Aosta, il primo in assoluto in questa regione. Dei 51 Enti, 16 sono stati sciolti più volte, fatto che conferma - spiega la Dia - «una continuità nell'azione di condizionamento delle organizzazioni mafiose in grado di perpetuarsi per decenni e a prescindere dal posizionamento politico dei candidati». Un dato, quest'ultimo, che però ripropone anche il dibattito sulla necessità di rivedere e rendere più attuale la legge sullo scioglimento degli enti pubblici.
«Dalla disamina di tutti i provvedimenti - proseguono gli investigatori - emerge in tutta evidenza come le organizzazioni mafiose abbiano l'assoluta necessità di infiltrare la Pubblica amministrazione. Questo consente loro di ottenere consenso sociale nei più svariati modi, dalle assunzioni alle sovvenzioni fino alla mancata riscossione dei canoni, di garantirsi appoggio politico, appalti e servizi pubblici, lucrando sulle risorse naturali e sulle peculiarità produttive che il territorio riesce ad esprimere».