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Il 21 marzo scorso, il consiglio del Ministri ha sciolto il consiglio comunale di Scilla per mafia. Una decisione che va a colpire uno dei borghi più belli d'Italia.
A distanza dei sei giorni da quella decisione che porta la firma di un ministro di origine reggina, siamo andati a Scilla per carpire umori e sensazioni di un paese più volte coinvolto in inchieste giudiziarie che hanno dimostrato come, anche in una piccola realtà, possa esservi una 'ndrangheta pervasiva. Abbiamo incontrato i nuovi commissari che avranno il compito di traghettare il Comune per un lungo periodo, prima di riconsegnare la parola ai cittadini e la loro prima impressione è di trovarsi «in uno dei posti più belli al mondo». Proprio per questo l'impegno sarà massimo per «creare meno problemi possibile».
Anche l'ex sindaco, Pasqualino Ciccone, è nella piazza principale di Scilla. Non si dà pace per questa decisione e, in attesa di leggere la relazione che ha portato ad un simile provvedimento, sente tutta l'amarezza per aver dovuto interrompere quel «percorso di legalità che avevamo avviato facendo rimuovere tutti gli abusivismi presenti». Lungomare, cantieri, pulizia: il mantra del sindaco è questo. Lui, crede che qualcuno abbia voluto fargli pagare la voglia di riscatto: «Ma noi - dice - continueremo a vigilare». E d'accordo con lui sono alcuni cittadini: la 'ndrangheta a Scilla? La risposta è netta: «Sta niscendu pacciu allura» (stai diventando pazzo, allora!)».
Consolato Minniti