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Tre accoglimenti ed un rigetto. Questa la decisione del gip di Cosenza, Giuseppe Greco, in ordine alla richiesta avanzata dalla locale Procura di applicazione della misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dell’ufficio pubblico ricoperto da alcuni indagati coinvolti nell’indagine sulle assunzioni dei precari nell’Asp cosentina. In particolare, la sospensione dai pubblici uffici è stata accolta dal gip per gli indagati: Vincenzo Caserta, 60 anni, originario di San Costantino Calabro ma residente a Catanzaro, ex dirigente generale del Dipartimento “Politiche Sociali” della Regione Calabria; Gianfranco Scarpelli, 61 anni, di Rende, ex direttore generale dell’Asp di Cosenza; Antonio Perri, 63 anni, di San Fili (Cs), funzionario della medesima Asp, direttore del Distretto Cosenza/Savuto e delegato dalla Direzione Generale per i rapporti con il Dipartimento – Assessorato al lavoro della Regione Calabria. Rigettata, invece, la misura interdittiva nei confronti di Pasquale Capicotto, 60 anni, di Pianopoli, funzionario della Regione Calabria e responsabile dei lavoratori Lsu e Lpu.
Assunzioni all'Asp di Cosenza: 142 indagati. Mazza (Ugl) ai domiciliari
Secondo l’accusa, i 142 indagati in concorso morale e materiale tra loro, «nelle qualità e nello svolgimento delle rispettive pubbliche funzioni, appresso precisate, ovvero quali concorrenti esterni» avrebbero «intenzionalmente procurato a 133 soggetti, tutti assegnati all’Asp di Cosenza, un ingiusto vantaggio patrimoniale costituito dal diritto ai benefici di legge per essere assunti nell’Asp di Cosenza pochi giorni prima delle elezioni regionali del 2014. Un reclutamento effettuato, secondo la Procura, con procedure irregolari, carte false e senza alcuna previsione di copertura finanziaria.
Il rigetto per Capicotto. Per il gip, pur non sussistendo alcun dubbio in ordine al fatto che Pasquale Capicotto abbia offerto un contributo causale alla consumazione dei fatti illeciti, la richiesta di sospensione dell’ufficio pubblico è stata rigettata. Ciò poiché la misura richiesta dalla Procura non appare necessaria al fine di preservare le esigenze cautelari in quanto Capicotto è stato l’unico a voler rendere dichiarazioni spontanee al gip, ammettendo le proprie responsabilità e serbando un contegno “leale e collaborativo”. Dichiarazioni, quelle di Capicotto al giudice, che provengono “dal cuore di un sistema degenerato – scrive il gip – nel quale le istituzioni della Repubblica, disancorate dal perseguimento dei propri fini istituzionali, operano al prioritario fine di assicurare la sopravvivenza di un sistema che pare del tutto inconsapevole di essere ormai prossimo alla catastrofe economica e finanziaria”.
La sospensione di Caserta. E’ stata disposta per la durata di 12 mesi con contestuale periodo di interdizione dai pubblici uffici. Per il gip la misura chiesta dalla Procura appare in questo caso “proporzionata alla oggettiva gravità dei fatti e idonea a preservare le esigenze cautelari prospettate”. Caserta è stato inoltre direttamente chiamato in causa dalle dichiarazioni di Capicotto quale “autore primario delle reiterate illecite condotte – evidenzia il gip – finalizzate alla distrazione di ingenti risorse pubbliche per il conseguimento dei fini privati oltre che per il probabile condizionamento dei risultati delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria”.
Le sospensioni di Perri e Scarpelli. Stessa durata di sospensione e interdizione dai pubblici uffici per Antonio Perri e Gianfranco Scarpelli. Il primo viene definito dai soggetti che aspirano ai benefici della legge regionale come il loro “capofila”, mentre per il secondo ci si trova per il gip dinanzi alla reiterazione degli abusi, risultando Scrapelli già rinviato a giudizio per un reato “della medesima indole”.
Giuseppe Baglivo