Don Alfredo Luberto, finito al centro dell’inchiesta sullo scandalo relativo alla clinica di Serra d’Aiello, finirà di scontare la sua pena in stato di libertà. Il Tribunale di sorveglianza di Catanzaro ha infatti deciso di affidarlo in prova ai servizi sociali.

 

La clinica della vergogna. Il prete era stato condannato nel luglio del 2012 dalla Corte d’Appello di Catanzaro a cinque anni di reclusione per associazione a delinquere, appropriazione indebita e abbandono di incapaci e per bancarotta fraudolenta ai danni della clinica “Papa Giovanni XXIII" di Serra d'Aiello. Avrebbe infatti intascato ingenti risorse (circa tre milioni di euro) distraendole dalle casse dell'istituto per mantenere un tenore alto di vita, mentre i pazienti della clinica sarebbero stati costretti a vivere nell'indigenza in una sorta di lager.
Don Luberto, che era amministratore dell'istituto finito al centro dell'inchiesta, era stato sospeso dalle sue funzioni dall'allora vescovo di Cosenza monsignor Salvatore Nunnari.

 Il pentimento. Le motivazioni alla base della decisione assunta dal Tribunale, di affidarlo in prova ai servizi sociali, sarebbero riconducibili al fatto che Don Luberto si sarebbe ‘pentito’ delle sue azioni. Il prete oggi sarebbe un’altra persona, non più legato ai beni di lusso ma incline ad aiutare e a tendere una mano al prossimo. Per questo potrà scontare il resto della sua pena in stato di libertà. Spiegano i suoi avvocati Pugliese, Carratelli e Lirangi come questi anni siano stati utili a Don Luberto per “comprendere il disvalore delle proprie azioni e abbia iniziato un percorso di ravvedimento morale e spirituale, mutando il proprio stile di vita e dedicandosi in particolare ai profughi e ai poveri”.