Giacomo Perrone non è più un uomo "invisibile" agli occhi della società. Dopo il nostro servizio, il 71enne di Scalea, che vive in condizioni disumane, è stato letteralmente travolto dalla solidarietà. La sua straziante storia ha fatto velocemente il giro del web e ben presto l'indignazione popolare ha finalmente smosso le acque le coscienze. Nei giorni scorsi, diversi rappresentati istituzioni si sono interessati al caso. Giacomo è un accumulatore seriale, ma anche cardiopatico e affetto da turbe psichiche e numerose altre patologie, da sei mesi vive solo nella casa ormai fatiscente dopo che sua moglie è stata trovata in condizioni gravissime e ricoverata in una struttura protetta. A denunciare lo stato di abbandono, è stato il suo tutore legale, Francesco Galati, che a denti stretti ha chiesto l'immediato intervento delle istituzioni.

L'impegno del Comune di Scalea

Tra coloro che si sono indignati per la vicenda c'è Giacomo Perrotta, giovane sindaco della città di Scalea, che già un anno fa aveva ordinato la sanificazione della casa occupata da Giacomo e sua moglie Caterina, non prima di aver predisposto lo sgombero di tutto il materiale accumulato nel tempo. Il primo cittadino, però, non poteva immaginare che la situazione fosse precitata a tal punto. Giacomo, infatti, ha subito un vistoso peggioramento da quando sua moglie Caterina, trovata ricoperta di escrementi e quasi in fin di vita, è stata ricoverata in una struttura protetta di San Nicola Arcella. I due, che sono sposati da 50 anni e non si erano mai separati prima, ora non si vedono da sei mesi. 

«Ad ogni modo - ha detto il primo cittadino - farò tutto il possibile per ridare dignità a Giacomo e sottoporlo alle cure di cui ha bisogno». Il 71enne, tra le altre cose, ha anche una vistosa ernia inguinale che gli ha già deformato il basso ventre e, se non adeguatamente trattata, può anche causare la morte. Alle parole del sindaco fanno eco quelle della vicesindaca Annalisa Alfano, da sempre sensibile alle tematiche sociali: «Siamo disposti ad aiutarlo con tutti gli strumenti a nostra disposizione». Nelle prossime ore, il sindaco potrebbe incontrare personalmente il tutore legale dell'uomo per discutere delle azioni da intraprendere di comune accorso.

Gli accertamenti medici e l'occhio vigile della magistratura

Da quanto si apprende, anche l'Asp di Cosenza si sarebbe attivata predisponendo nei prossimi giorni ulteriori accertamenti medici. Dalla documentazione in possesso dell'avvocato Galati, risulta infatti che la gravità delle condizioni fisiche e mentali dell'uomo sia già stata ampiamente confermata da numerose perizie, molte delle quali effettuate negli ultimi mesi. Dopo il nostro servizio, si è attivata anche la magistratura paolana, che, da quanto emerso, vuole fare luce sulla vicenda e soprattutto tutelare Giacomo e salvaguardare la sua salute.

Anche la Chiesa dalla parte di Giacomo

La Chiesa, a dire, il vero, non l'aveva mai abbandonato, neanche prima. La Caritas, molto attiva sul territorio, si è sempre preoccupata di far avere a Giacomo un pasto caldo, pur sapendo che il suo tutore legale non gli ha mai fatto mancare le scorte in casa. Nelle ultime ore però don Antonio Niger ha ribadito il suo sostegno ad alta voce, con un gesto concreto: rintracciare una persona che Giacomo e Caterina non vedono l'ora di riabbracciare.

Da Giacomo alla vicina... un destino comune

Questa mattina al Comune di Scalea si è tenuto incontro con il sindaco Perrotta proprio per discutere della vicenda di Giacomo. La riunione è stata anche l'occasione per portare alla luce un altro caso, molto simile. Si tratta di una donna che, ironia della sorte, vive a una manciata di metri dall'abitazione di Giacomo. Anche la donna vive in uno stato di abbandono, sommersa dalla sporcizia. Da tempo gli altri vicini lamento un lezzo nauseabondo provenire dalla sua casa, ma soprattutto chiedono che qualcuno prenda in carico la sua situazione e la sollevi dal baratro in cui è caduta. «Ci attiveremo subito anche per lei», ha assicurato Perrotta, attivando le procedure nell'immediato.

La battaglia di Galati

La denuncia di Francesco Galati, affidata ai nostri microfoni, si è rivelata un'arma affilata. «Conosco Giacomo e Caterina sin dal 1996, quando io ero ancora maresciallo dei carabinieri, in servizio proprio qui, nella caserma a Scalea. Già all'epoca fu chiesto l'intervento dei servizi sociali. Se fossero stati seguiti a dovere - aveva detto nell'intervista - oggi non sarebbero in queste condizioni. Li abbiamo sempre tenuti sotto controllo, col tempo mi sono affezionato a loro, sono diventate persone di famiglia, adesso non posso consentire che Giacomo muoia nell'indifferenza generale. Chiedo alle istituzioni di intervenire immediatamente». Richiesta che, già in parte, è stata accolta.