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La collaborazione dei migranti, in particolare di un cittadino senegalese, è stata determinante per individuare tre scafisti appartenenti ad un gruppo criminale particolarmente efferato, dedito alla organizzazione di viaggi della speranza dalle coste libiche a quelle italiane.
La testimonianza raccolta dalle forze dell’ordine, insieme ad una serrata attività investigativa condotta dalla Procura di Castrovillari ha consentito di bloccare due cittadini siriani, di 24 anni, Khaled Thaled e Ahmad Dej e un libico di 21 anni, Siraj Alakari, sottoposti a provvedimento di fermo e condotti nel carcere di Castrovillari. L’inchiesta, guidata dal procuratore capo Eugenio Facciolla, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Castrovillari Antonino Iannotta, si è sviluppata attraverso l’azione sinergica degli agenti della squadra mobile della Questura di Cosenza, del reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto di Corigliano. I tre scafisti erano alla guida del gommone partito da Sabrata e diretto verso il canale di Sicilia, intercettato al largo delle coste italiane e condotto al porto di Corigliano, dopo l’intervento della nave “Vos Hestia” noleggiata dalla O.N.G. Save The Children.
Prima di prendere il mare avevano assicurato la vigilanza armata nel campo dove erano tenuti nascosti i migranti in attesa dell’imbarco e successivamente si erano mescolati agli altri disperati con l’obiettivo di entrare in Europa. Le forze dell’ordine dopo averli individuati, li hanno trovati in possesso di telefoni cellulari, materiale informatico e cospicue somme di denaro contante. I particolari dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa organizzata a Cosenza con la partecipazione dello stesso Facciolla, del questore Giancarlo Conticchio, del capo della squadra mobile Fabio Catalano, del tenente colonnello Domenico Tavone, comandante del reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza, di Canio Maddalena, capitano di fregata, comandante della Capitaneria di Porto di Corigliano. «In questa operazione – ha spiegato Facciolla – sono emerse condizioni di segregazione indicibili per gli immigrati, sottoposti a minacce e violenze in attesa dell’imbarco. La permanenza sulle coste libiche si protraeva finché non giungevano i familiari per pagare il viaggio. Abbiamo raccolto testimonianze raccapriccianti. Stiamo cercando di alzare l'asticella delle investigazioni e di non limitarci ai soli scafisti ma anche a coloro che, come in questo caso, ricoprono ruoli di organizzazione del traffico di uomini e di vigilanza armata».
Salvatore Bruno