VIDEO | La governatrice è intervenuta alla trasmissione Un giorno da pecora minimizzando le parole del suo braccio destro in quota Lega, che durante un convegno a Catania aveva rivendicato l’uso di parole bandite dal dibattito civile. Intanto, il silenzio assordate della sua maggioranza conferma che anche l’ultimo passo falso del vicepresidente verrà ignorato (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Il Veneto ha Luca Zaia, che quando lo senti parlare ti viene voglia di iscriverti alla Lega (Nord). La Campania ha Vincenzo De Luca, che quando lo senti parlare ti viene la voglia di rifondare il Regno delle due Sicilie e metterlo sul trono. In Calabria abbiamo Jole Santelli, che quando la senti parlare ti viene voglia di scappare urlando chiedendo asilo politico in Basilicata, chiunque sia il presidente.
È la sensazione che si prova anche ascoltando l’intervista di questo pomeriggio a un Giorno da pecora, su Radio 1, dove la Santelli ha confermato tutti i timori di chi la vede inadeguata al ruolo che svolge. La governatrice – solo dopo aver lamentato la mancanza di maschi interessati alla sua persona, o comunque non abbastanza interessanti da interessarla - è passata con assoluta nonchalance alla gestione dell’emergenza Covid in Calabria, buttando qua e là qualche numero a muzzo ed esortando “a stare attenti”, in pratica le stesse cose che si possono ascoltare distrattamente quando sei in fila alle Poste.
Con la sostanziale differenza che a parlare, in questo caso, è la presidente della Regione Calabria, la massima autorità in materia di salute pubblica e azioni di contrasto alla pandemia. Neppure un accenno ai posti letto promessi, alle terapie intensive, alla preparazione dei reparti ospedalieri in vista della seconda ondata. Il coronavirus ridotto a incidentale rottura di coglioni con cui - uff! - bisogna fare i conti. Si dirà, vabbè, ma un Giorno da pecora è una trasmissione ironica, dal taglio decisamente sarcastico. Ok, allora facce ride. Invece no: si piange. Sommessamente, come quando prendi coscienza di un disastro al quale non puoi rimediare.
Sensazione che è divenuta devastante quando Santelli ha archiviato come irrilevante lo sgomento provato da tantissimi calabresi dinanzi alle parole del suo vice, Nino Spirlì, che a un convegno della Lega a Catania ha rivendicato con orgoglio l’uso di parole come “negro” e “frocio”. «Che volete che sia – ha risposto la Santelli ai conduttori che le chiedevano un commento -. Nino è un vecchio amico, è un artista. Le sue parole sono state estrapolate». Non è vero. La registrazione dell’intervento di Spirlì è disponibile ovunque nel web, anche sulle nostre pagine.
Il rappresentante del Carroccio in giunta non scherzava affatto, né faceva “arte”. Ha semplicemente detto quello che pensava, avallando l’uso di termini banditi da un pezzo dalla società civile e relegati nel sottoscala dei social. Ma Santelli non ci ha pensato proprio a stigmatizzare quanto detto da Spirlì. Anzi. Ha rafforzato il concetto. «Essendo un ipercattolico e un omosessuale dichiarato, parlava solo della dittatura del politicamente corretto».
Chi vuole subire nuovamente questo affronto all’intelligenza, può risentire Spirlì QUI è farsi la sua idea. Non era una mera provocazione “intellettuale” quella del vicepresidente della Regione, ma una sorta di chiamata alle armi per tutti coloro che vorrebbero dire negro e frocio in faccia a neri e gay ogni volta che gli aggrada. Ma tant’è, Santelli non ci trova niente di male. Anzi, ribadisce quello che a suo parere è il concetto cruciale: «Perché nero non si può dire e bianco sì?». I conduttori le fanno notare che Spirlì ha detto “negro”, non nero, che invece si può dire. «Avrà usato una frase idiomatica…», ha replicato in modalità random la governatrice, senza neppure l’imbarazzo di chi vuole tagliare corto. Alla domanda se intendesse rinnovargli la fiducia, la presidente ha fatto spallucce: «Spirlì è una delle persone più colte che conosca, un po’ sopra le righe a volte…». Fine. Tutto archiviato. Nell’indifferenza di una maggioranza di governo che si guarda bene dal chiedere le dimissioni del vicepresidente. Suvvia, e che sarà mai! Tanto di negri e froci si parla.
LEGGI ANCHE:
Delle parole di Spirlì sono piene le fogne del web: non pretenda di rappresentare i calabresi
Su Spirlì silenzio colpevole di Ferro e Santelli. Luxuria: «È il gay-lacchè di Salvini»
«Dirò negro finché campo», è bufera su Nino Spirlì: le reazioni