La sacra reliquia di Sant’Antonio di Padova arriva in Calabria. Il frammento di “massa corporis”, cioè del corpo del santo, in pellegrinaggio nel suo viaggio a ritroso verso la Sicilia, ha fatto sosta a Pizzo, nel Vibonese, cittadina che l’ha ospitato nel 1221 e dove fino al 1783 sorgeva un grandioso convento a lui dedicato. Oggi di quell’imponente struttura non rimane che un brandello di mura perimetrali, ed è qui, nel piazzale di fronte la piccola cappella ad esso addossata, che una nutrita folla, assiepata in trepida attesa già da diverse ore prima dell’arrivo della reliquia, ha accolto festante il frammento del corpo del santo portoghese, incastonato nel busto della preziosa statua laminata in oro.

 

Dopo un breve momento di preghiera, in questo luogo che lo aveva visto sostare ben 8 secoli addietro, la reliquia è stata portata in processione per le strade cittadine per giungere al Santuario di San Francesco di Paola. Qui i fedeli dopo aver recitato il rosario ed i vespri hanno assistito alla solenne concelebrazione eucaristica, presieduta da padre Egidio Canil dei Frati minori conventuali di Padova che, insieme ad altri due frati, fra’ Gianbattista e fra’ Silvano, ha accompagnato la santa spoglia. La liturgia è stata animata dalla Schola Cantorum del Santuario. A seguire, c’è stata una veglia di preghiera.

 

Domani, giovedì 31 maggio, dopo la Santa Messa del mattino, la reliquia e i suoi accompagnatori riprenderanno il viaggio che li condurrà in Sicilia, da dove Sant’Antonio, naufrago, intraprese il suo cammino umano e spirituale che lo ha portato a essere uno dei santi più venerati, non solo dalla Chiesa cattolica ma da tutta la cristianità ed anche al difuori della dottrina cristiana.

 

Padre Egidio Canil ha brevemente illustrato la storia delle reliquie del santo. Nel 1981, in occasione della prima ricognizione della tomba del santo, erano stati ritrovati all’interno tre involucri in uno c’erano le ossa, in un altro la sua tonaca ed in un terzo si e trovata la “massa corporis”, cioè le ceneri e diversa parte del suo corpo mummificata. «Sant’Antonio non è mai stato sepolto sotto terra – ha spiegato il sacerdote - ma sempre in sarcofagi elevati e così si è come mummificato». In questa massa corporis i periti che l’hanno esaminata hanno trovato tra le altre cose anche intatte le corde vocali del santo, così come San Bonaventura nel 1263, a 32 anni dalla morte di Sant’Antonio aveva trovato intatta la sua lingua. Così, dietro autorizzazione del Papa, si è pensato di tenere separate dalla tomba queste parti del corpo e farne un reliquario.

 

Padre Gaetano Nicolaci, rettore del Santuario di San Rocco e San Francesco di Paola, ha rimarcato che quello vissuto questa sera è stato «un momento di grazia che tutta la comunità intera di Pizzo, devoti e non devoti, ha avuto l’opportunità di vivere». «La presenza tra noi della santa reliquia in questi due giorni – ha continuato - è motivo di gioia, di preghiera e di affidamento al Santo, che è passato da Pizzo perché la Provvidenza e San Antonio stesso l’hanno voluto».