Il colpo è di quelli letali e viene inferto alla clinica privata Sant'Anna Hospital di Catanzaro alla vigilia di Natale. La stretta viene dall'Azienda sanitaria provinciale, attualmente retta da un terna prefettizia dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Il carteggio è fitto e si addensa tra il 22 e il 23 dicembre scorso, fino allo showdown di questa sera quando l'Asp notifica alla clinica privata una nota con la quale, in maniera perentoria, la informa di non poter più erogare prestazioni assistenziali a carico del servizio sanitario regionale. 

Senza accreditamento

La ragione è presto detta, il Sant'Anna Hospital è priva dell'accreditamento, requisito imprescindibile per erogare prestazioni per conto della sanità pubblica. E la circostanza viene, infatti, riportata nella nota dell'Asp a firma della sola responsabile dell'unità operativa semplice dipartimentale Monitoraggio e Controllo, Valeria Teti, con la quale l'Asp restituisce alla clinica privata le notifiche di ricovero precisando che «non risulta rinnovato l'accreditamento». Pertanto, «la struttura interessata non potrà più erogare prestazioni con onore a carico del servizio sanitario regionale». 

Tre anni di vacatio

E nei fatti, l'ultimo accreditamento valido in capo alla clinica privata risale al 2014 ed ha una validità triennale. La procedura prevede che alla naturale scadenza il legale rappresentante della struttura debba richiederne il rinnovo. Una richiesta che, secondo quanto riferito dal presidente del Consiglio d'Amministrazione del Sant'Anna Hospital, Giovanni Parisi, sarebbe stata inoltrata al dipartimento regionale Tutela della Salute già nel 2015, quando sarebbe stato avviato l'iter per il rinnovo mai, per la verità, concluso. Tant'è che ancora oggi la clinica è priva dell'accreditamento a partire dal 2017. 

Il doppio gioco della Regione

E però l'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro in questi anni ha continuato ad operare come se la clinica fosse accreditata, prova ne sono l'assegnazione da parte della struttura commissariale dei budget annuali per svolgere le attività a carico del servizio sanitario regionale. Nell'anno 2018 la Regione assegna al Sant'Anna Hospital un budget di 28 milioni di euro, nel 2019 il budget ammonta a 29 milioni di euro e per il 2020 il budget ha un valore 28 milioni di euro. Ma l'Asp di Catanzaro per l'annualità corrente non ha mai sottoscritto il contratto che, nei fatti, autorizzava la clinica ad operare per conto della sanità pubblica. Nel 2018 e nel 2019 il contratto è stato invece sottoscritto. Da qui il mostruoso credito maturato dal Sant'Anna Hospital nei confronti dell'Asp del valore di circa 30 milioni di euro. 

La verifica dei requisiti

Da mesi però sottotraccia sia la Regione che l'Asp avevano avviato una serie di verifiche approfondite per accertare la permanenza dei requisiti da parte della clinica che eroga prestazioni di alta complessità. Ad esempio, il 22 ottobre 2019 l'organismo tecnicamente accreditante del dipartimento Tutela della Salute aveva effettuato un sopralluogo nella struttura. Il verbale dell'ispezione porta la firma del 20 febbraio e «accerta il superamento delle criticità a suo tempo evidenziate. Resta ancora il problema della riattivazione dell'Utic ma la struttura Sant'Anna Hospital si riserva di riattivarla con reperimento di personale». Si tratta dell'Unità di Terapia intensiva cardiologica costata alla clinica privata un'accusa per truffa e un sequestro preventivo.

La commissione dell'Asp

Ulteriori censure erano state mosse dalla commissione di verifica inviata dall'Asp al Sant'Anna. Il verbale è stato recapitato alla clinica privata il 22 dicembre scorso ma l'ispezione risale all'indomani dell'inchiesta istruita dalla Procura di Catanzaro denominata Cuore Matto. All'interno vi si legge: «Emergono parziali non rispondenze ai requisiti stabiliti in sede di autorizzazione per le quali codesta struttura dovrà adempiere entro il termine di trenta giorni». In particolare, si tratta di realizzare idonei tappeti decontaminati all'interno del tunnel nel blocco operatorio, ridurre di un posto letto la stanza numero 303, individuare un'area finalizzata alla realizzazione di idonei spogliatoi per il personale di sesso maschile, mettere in atto le procedure dedicate operative per il percorso sporco/pulito all'interno del blocco operatorio, implementare la segnaletica nel blocco operatorio e acquisire il certificato unico di agibilità. 

Omesso soccorso

Queste, insomma, le ragioni dello showdown di Natale. Alla nota trasmessa questo pomeriggio il Cda del Sant'Anna Hospital così risponde: «Pur contestando contenuto e provenienza della nota, poichè il Sant'Anna Hospital è destinatario come ben noto di pazienti trasferiti anche d'urgenza da ospedali pubblici e strutture accreditate, al fine di evitare ogni nostra responsabilità, anche in relazione ad ipotesi di omesso soccorso, la invitiamo a diramare con immediatezza tale ordine a tutte le strutture pubbliche e private accreditate della rete ospedaliere».

«Non è mia la colpa»

La risposta dell'Asp è kafkiana: «Si chiarisce, onde evitare addebiti di responsabilità non dovuti alla sottoscritta, che quanto da noi trasmesso scaturisce da provvedimento emesso dalla commissione straordinaria congiuntamente al direttore sanitario e al direttore amministrativo». La firma in calce è sempre della sola dirigente dell'unità Monitoraggio e Controllo, Valeria Teti, e porta la data del 24 dicembre.