Dopo una girandola di nomi e candidati, saltati per veti interni ed esterni, polemiche e più o meno surreali rinunce dettate da paletti o traslochi sgraditi, l’ex prefetto Guido Longo ha messo tutti d’accordo.

Plaudono le diverse anime della maggioranza di governo, per troppe settimane impantanate su una nomina che sembrava diventata impossibile, tace il centrodestra, gli aprono linee di credito i sindacati della Triplice, che con il segretario Angelo Sposato della Cgil chiedono al nuovo commissario «di dotarsi della collaborazione delle migliori donne, dei migliori uomini dell’autorità scientifica e sanitaria di cui dispone la Calabria» e offrono «sostegno e la collaborazione della Cgil a tutela della salute dei cittadini calabresi e della legalità, in un settore infiltrato dalla criminalità organizzata e pervasa da ingerenze politiche, familistiche e clientelari».

Che la sanità calabrese sia un settore disastrato, Longo lo sa. Ma prima di sbilanciarsi su cosa farà, spiega, «voglio vedere con i miei occhi e capire come stanno le cose prima di fare qualsiasi tipo di valutazione».

Ma ha fretta di cominciare. «Già da lunedì mattina sarò a Catanzaro
per verificare come stanno le cose». Del resto, per tutta la vita è stato investigatore, un operativo, un «superpoliziotto» lo definiscono molti, «che spesso era sul campo anche quando il ruolo gli avrebbe permesso di stare solo in ufficio» racconta chi ha lavorato con lui.

Dei suoi successi in divisa, a Longo non piace parlare. Quando glielo si chiede, sembra quasi imbarazzato. Ma rivendica di essere stato «sempre inviato a lavorare in situazioni complicatissime e ad affrontare sfide difficili. Ringrazio il governo per la fiducia che mi ha dato e spero di poterla ripagare. La cosa più importante è consentire a tutti di avere assistenza sanitaria in Calabria».

Non sarà semplice. La Calabria parte azzoppata da decenni di negazione del diritto alla Salute, vanta il triste primato di non essere mai stata in grado di assicurare i Lea, i livelli essenziali di assistenza, né prima né dopo il commissariamento, che ha reso ancor più esile la struttura sanitaria, oggi incapace di reggere l’urto della seconda ondata di pandemia, nonostante un numero contenuto di contagi rispetto ad altre regioni. Ma almeno sa perfettamente in che contesto si troverà a lavorare.

«Conosco il territorio nella sua complessità, ho avuto modo di leggerne le dinamiche e lavorarci anche in momenti delicati. A Reggio Calabria sono stato da questore nel periodo buio dello scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Questo nuovo incarico non mi trova impreparato».

Insomma per la Calabria, non avrà bisogno del manuale di istruzioni e come in passato – promette – ha intenzione di dialogare con chi sul territorio lavora già. Incluso Gino Strada. «Non ci conosciamo, ma penso che il nostro sarà un rapporto proficuo – commenta - È una persona di grande spessore, estremamente capace. Personalmente lo stimo per quello che fa e che ha fatto in passato e adesso vuole fare del bene al popolo calabrese. Sono certo che andremo d’accordo.