VIDEO | Diversi documenti in attesa di vidimazione sulla scrivania del commissario ad acta che ha deciso di intraprendere la strada della cautela. Si rischia la paralisi
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Dal 5 febbraio nulla è più come prima al terzo piano della Cittadella. Da quando la Procura bruzia ha «scoperchiato il vaso di Pandora» annunciando, inoltre, che le indagini sui falsi bilanci dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza sono solo all’inizio il commissario ad acta, Guido Longo, si è improvvisamente reso conto di camminare su un campo minato.
Centro nevralgico
È dalle sue mani, infatti, che transita tutta la gestione finanziaria e assistenziale della sanità calabrese; un coacervo amministrativo che negli ultimi anni ha prodotto servizi assistenziali scadenti e colossali disavanzi spuntati fuori dai bilanci delle singole aziende ospedaliere e sanitarie, oggi non a caso finite sotto inchiesta.
La strada della cautela
E così dopo il terremoto giudiziario che dalla provincia di Cosenza ha scalato il terzo piano della Cittadella, il commissario ad acta, Guido Longo, ha deciso di intraprendere la strada della cautela. Atti e documenti portati alla sua attenzione giacciono intonsi sulla scrivania commissariale in attesa di vidimazione. Il plenipotenziario della sanità in Calabria vuol vederci chiaro e per ora rifiuta di apporre la firma ad una serie di documenti. Una prudenza probabilmente resa attuale all’indomani dell’indagine istruita dalla Procura di Cosenza che ha messo sotto inchiesta funzionari e dirigenti del dipartimento Tutela della Salute, proprio per non aver adeguatamente controllato i bilanci dell’Asp ritenuti falsificati.
Paralisi amministrativa
Rischia di subire, quindi, un brusco stop l’azione amministrativa che sconta ritardi certificati di volta in volta dal tavolo interministeriale che verifica lo stato di attuazione del piano di rientro e paralizzato già dall’esiguità di personale in dotazione al dipartimento Tutela della Salute, unico ufficio per ora a supporto del commissario ad acta. Una circostanza censurata nel recente decreto adottato proprio da Guido Longo in cui si lamenta, appunto, la totale assenza di «mezzi necessari all’espletamento dell’incarico commissariale».
Palude Calabria
A quasi tre mesi dal suo insediamento, il Governo non ha ancora ritenuto di dovergli affiancare alcun sub commissario - così come previsto dal decreto Calabria bis – né è stato creato uno staff di supporto amministrativo per rendere più incisiva l’azione di risanamento. E iniziano così a definirsi i contorni di un contesto che ha indotto molti a rifiutare l’incarico di commissario ad acta in Calabria: una palude difficile da bonificare.