VIDEO | In nove sono stati arrestati, tra cui l'ex sindaco di Scalea Mario Russo. Tra i reati contestati associazione a delinquere, corruzione e truffa aggravata ai danni dello Stato. Le indagini partite da accertamenti su scambio elettorale politico mafioso (ASCOLTA L'AUDIO)
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Nel calderone dell'inchiesta "Re nudo" ci sono proprio tutti. Numerosi tra dirigenti, medici, infemieri e funzionari dell'Asp di Cosenza, funzionari comunali, amministratori, titolari di onoranze funebri e scuole di guida, insegnanti, avvocati, un maresciallo della Guardia di Finanza, ex carabiniere, un brigadiere capo dei carabinieri in congedo e persino un cancellieriere in congedo del Ministero della Giustizia. Tutte insieme, 101 persone, secondo la procura di Paola che indaga dal 2016, avrebbe contribuito ognuno nel proprio ruolo a creare un presunto sistema criminale e clientelare che ruota intorno alla sanità tirrenica e alla figura di Mario Russo, all'epoca dei fatti dirigente dell'unità operativa di medicina legale dell'Asp di Cosenza nel distretto del Tirreno, nonché presidente della commissione della commissione Asp per l'accertamento dell'invalidità e dell'handicap nella sede di Diamante, ex sindaco di Scalea e politico influente di centro destra nell'area altotirrenica cosentina. Da qualche settimana Russo avrebbe scelto il trasferimento in Basilicata.
Sistema criminale diffuso e radicato
Sono le 3.30 in punto del 16 dicembre 2020, carabinieri cominciano a dare esecuzione all'operazione giudiziaria "Re Nudo" su tutta la costa tirrenica cosentina. Tre persone finiscono in carcere, altre sei dovranno scontare la misura cautelare degli arresti ai domiciliari. Altre 92 persone risultano indagate a piede a libero, ma le operazioni di notifica richiedono tempo e di mattina presto la notizia dell'arresto di Mario Russo fa tramare i polsi a mezza costa. Sono ore d'ansia. Russo è uno che conosce tutti, difficile non aver avuto a che fare con lui, che sia per politica o anche solo per aver rinnovato la patente, o per questioni di sanità, soprattutto negli ultimi periodi, quando, a causa dell'emergenza Covid, il suo ruolo ha assunto ancora più rilevanza sul territorio. Con il passare delle ore, il quadro della situazione comincia a diventare più nitido: gli indagati sono più di cento e, oltre agli arresti, sono state notificate anche cinque misure interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio con divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale. Tra le persone destinatarie della sospensione dal servizio c'è anche Francesca Amoroso, medico all'epoca dei fatti componente della commissione per l'invalidità civile, attualmente assessore alla cultura nella giunta del sindaco di Diamante Ernesto Magorno.
Le accuse
A vario titolo, gli indagati, sono accusati dei reati associazione per delinquere, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, concussione, corruzione e induzione indebita a dare o promettere utilità. In particolare, Russo, scrive testualmente la procura, «avrebbe mercificato la sua funzione piegandola, anche a fini personali, ed ha posto in essere con altri indagati, un rilevante numero di illeciti inerenti le visite per l’accertamento dell’invalidità e dell’handicap di cui alla Legge 104/94, le visite per il rilascio e il rinnovo delle patenti di guida e le visite per il rilascio di certificati di idoneità per la detenzione ed il porto di armi». Ma ci sarebbero reati anche in materia di visite necroscopiche ed è per questo che sono state sospese dall’esercizio commerciale con divieto temporaneo (6 mesi, ndr) di esercitare l’attività imprenditoriale tre ditte di onoranze funebri.
Le origini delle indagini
Le investigazioni sono state avviate e coordinante originariamente dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e, dopo la trasmissione degli atti per competenza, sono state proseguite dalla Procura della Repubblica di Paola, guidata, da giugno 2017, dal magistrato Pierpaolo Bruni, che in questo lasso di tempo si è avvalso comunque, per lo specifico procedimento, di un magistrato della stessa Direzione Distrettuale Antimafia. L'indagine nasce all'indomani della conclusione dell'operaizone Plinius 2, con cui i magistrati catanzaresi nel 2013 decapitarono un sistema di commistione tra politica e 'ndrangheta nell'area di Scalea e dintorni. Tutto nasce perché gli inquirenti avvertono la necessità di verificare «la fondatezza di alcune notizie di reato per scambio elettorale politico mafioso. In particolare l'attività ha avuto inizio il 10 novembre 2016, a tre anni dal commissariamento del Comune di Scalea per infiltrazioni mafiose» quando «sono emersi forti sospetti dell'esistenza di una associazione a delinquere composta da persone contingue ed appartenenti alla 'ndrina scaleota Valente-Stummo, i quali, potendo contare sull'opera di amministratori e funzionari comunali, sarebbero in grado di controllare ancora appalti e servizi e risorse economiche della zona». I primi accertamenti suggeriscono di monitorare Mario Russo, per controllare «certi ambigui legami» con soggetti vicini alle vita criminale della città. Le investigazioni, tuttavia, non hanno permesso di riscontratre notizie di reato in ambito mafioso, così come è poi accaduto anche all'esito delle indagini di "Plinius", ma «hanno disvelato un diffuso sistema di corruzione nella sanità cosentina».