«La sanità regionale appare connotata dalla insoddisfacente condotta del management aziendale, dalla diffusa omissione da parte della dirigenza responsabile del funzionamento delle strutture aziendali di iniziative, invece, obbligatorie e dall'assenza di vigilanza sulla filiera operativa». Lo aveva detto in occasione del giudizio di parifica del bilancio della Regione Calabria e lo ha ribadito nuovamente oggi durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei Conti 2024.

Dirigenza insensibile

«La gestione commissariale ha certamente assunto delle buone iniziative - ha dichiarato il procuratore regionale Ermenegildo Palma a margine della cerimonia - ma le iniziative devono essere fatte vivere sulla struttura amministrativa. E questa struttura amministrativa è purtroppo insensibile ad un cambio culturale importante». L'allusione, nemmeno troppo velata, è ai diversi procedimenti avviati dalla magistratura contabile per accertare i presunti danni erariali commessi nelle aziende sanitarie provinciali calabresi.

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Interessi moratori per inerzia

All'Asp di Reggio Calabria e di Cosenza soprattutto in considerazione dell'ormai accertato «disordine gestionale». In una recente sentenza, ad esempio, si è arrivati alla condanna del direttore amministrativo pro tempore e dei dirigenti dell'area legale e finanziaria dell'Asp di Cosenza per il danno causato dalla mancata esecuzione di tre decreti ingiuntivi. Poco meno di 7 milioni di euro il valore del danno contestato pari agli interessi moratori lievitati a causa dell'inerzia dell'ente, tanto da indurre il Tar a nominare un commissario ad acta.

Tutti assolti

Di segno opposto è, invece, l'esito del procedimento avviato dalla Procura nei confronti dei dirigenti del settore legale e dei dirigenti del settore economico e finanziario dell'Asp di Reggio Calabria, tutti assolti. Anche in questo caso la citazione a giudizio scaturiva dalla mancata esecuzione di titoli esecutivi passati in giudicato che aveva comportato la nomina di un commissario ad acta. Il danno contestato riguardava, appunto, il pagamento degli interessi legali e delle spese per la nomina dei commissari, oltre alle somme dovute. Nessuna colpa grave perché «la responsabilità ricadeva sui titolari dei centri di spesa e non sull'ufficio finanziario e su quello legale».

Fitti passivi

Sempre all'Asp di Cosenza è stato citato a giudizio un dirigente a cui è stato contestato «il mancato rispetto dei canoni che presiedono alla gestione dei fitti passivi». Dall'attività è emerso come l'azienda ha mantenuto in essere «rapporti di locazione in assenza dei necessari contratti in forma scritta ed in ordine a rapporti instaurati anche nei precedenti 30 0 40 anni, anche per l'avvenuto rinnovo pur in presenza del veto espresso dalla Agenzia del Demanio per la mancata conformità dei canoni ai prezzi medi di mercato». Il danno ammonta ad 8 milioni di euro.

Il servizio mensa

A poco più di 800mila euro ammonta, infine, il danno contestato ad un altro dirigente dell'Asp di Cosenza citato a giudizio per la gestione dell'appalto del servizio mensa ai degenti. Le attività di indagini svolte dalla Guardia di Finanza hanno accertato come il servizio fosse stato gestito da 15 anni dalla medesima ditta per effetto di diversi provvedimenti e in attesa della definizione della procedura centralizzata. Alla ditta, al contrario, non è stata applicata la riduzione del corrispettivo mentre gli sono stati attribuiti incrementi tariffari in base alle variazioni degli indici Istat.