Per tre anni le aziende sanitarie provinciali calabresi non hanno trasmesso i dati sulle attività territoriali svolte perchè la Regione non ha mai proceduto ad indire una gara d'appalto. Scaduta la precedente, la manutenzione del sistema si è bloccata
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L'ordine è perentorio: "Trasmettere con immediatezza i flussi informativi generati dal sistema Sigemona al dipartimento Tutela della Salute attraverso il sistema Sec Sisr, al fine di scongiurare gravissimi danni all'intero sistema di trasmissione dei dati, nonché influire sul mancato raggiungimento degli obiettivi Lea". Dopo tre anni la falla nel sistema informativo inizia ad emergere ed è l'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, sciolta per infiltrazioni mafiose, a tentare in extremis il riordino dei flussi che pesa alla Calabria anni e anni di commissariamento.
Flussi mai tracciati
Le criticità sono note: oltre al deficit ormai fuori controllo vi è, infatti, il mancato raggiungimento dei livelli essenziali di assistenza che continuano ad inchiodare la sanità calabrese ad un infinito piano di rientro. Un obiettivo mai centrato, tuttavia, a causa delle inadempienze della Regione Calabria - struttura commissariale e dipartimento Tutela della Salute - nella trasmissione dei flussi informativi. Un sistema integrato che avrebbe dovuto tenere assieme gli aspetti gestionali e contabili delle singole aziende sanitarie e ospedaliere regionali ma anche quelle puramente assistenziali e denominato Sec-Sisr. Un applicativo informatizzato in uso alle aziende sanitarie e ospedaliere regionali di cui Sigemona rappresenta solo un piccolo frammento, dedicato al tracciamento delle attività territoriali rese in favore delle persone non autosufficienti.
La manutenzione scaduta
L'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro era stata individuata nel 2011 dalla Regione Calabria, in qualità di ente capofila per la progettazione e la realizzazione di un sistema integrato finanziato a valere sui fondi Psn: Sigemona, appunto, il nome del progetto per un valore di 950mila euro così distribuiti 100mila euro per il personale, 20mila euro per le missioni, 60mila per le consulenze scientifiche, 80mila euro per la formazione, 40mila per campagne pubblicitarie e workshop e 650mila euro per la progettazione e la realizzazione del sistema. Il progetto è semplice, il sistema era chiamato a gestire i sub livelli assistenziali composti dai moduli che aggregavano i dati delle attività svolte sul territorio: assistenza domiciliare integrata, assistenza domiciliare programmata, i dati sulla residenzialità e della salute mentale; i flussi delle attività consultoriali, della neuropsichiatria infantile e la gestione delle cure palliative.
Il buco nero informativo
Tutti servizi che a partire dal 2017 cadono in buco nero informativo. E' quello l'anno, infatti, durante il quale l'appalto per la manutenzione del sistema scade. L'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro ne aveva affidato le cure nel 2011 alla società privata Gpi di Trento per un valore di 358mila euro. La manutenzione scade e l'ultima proroga della Regione ha la sua efficacia fino al 2017. Si è nel 2018, responsabile per le procedure di spesa, di acquisto, di manutenzione della rete aziendale telefonica, dei software e dei relativi apparati di sicurezza è affidata al dirigente Carmine Dell'Isola. Il direttore generale scrive una nota al dipartimento Tutela della salute ma anche alle Asp di Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia informando che la manutenzione sul sistema Sigemona è scaduto e che l'Asp di Catanzaro non avrebbe potuto più procedere alla liquidazione delle fatture oltre il termine contrattuale previsto.
La Regione "smemorata"
Il sistema si spezza. Le aziende sanitarie provinciali calabresi continuano ad erogare prestazioni assistenziali sul territorio, mai trasmesse al ministero della Salute e al Mef per procedere alla rendicontazione perchè banalmente la Regione Calabria non si è mai curata di predisporre una nuova gara d'appalto, all'indomani della scadenza della precedente. Nel buco informativo ci finiscono i flussi di tre annualità - 2017, 2018 e 2019 - mai pervenute al dipartimento e mai dichiarate a Roma che ha continuato a bacchettare la Calabria per il mancato raggiungimento dei livelli essenziali di assistenza.
La sferzata dell'Asp
La dura sferzata giunge a tre anni di distanza ed è condensata in una delibera adottata nei giorni scorsi dalla commissione prefettizia insediata ai vertici dell'Asp, dopo lo sciogimento per infiltrazioni mafiose. La terna commissariale, guidata da Luisa Latella, ordina il pagamento delle fatture alla società privata e la trasmissione dei flussi informativi omessi per tre lunghe annualità. Apre, inoltre, un credito in bilancio per "il ristoro delle somme dovute dalla Regione Calabria e dalle singole Asp al fine di non perpetuare il grave danno erariale sino ad oggi subito dall'Asp di Catanzaro e dall'intera Regione Calabria per la mancata corresponsione della quota premiale del 3% delle somme dovute a titolo di finaziamento delle quote indistinte del fabbisogno sanitario". E, in ultimo, procede all'indizione di una nuova gara ad evidenza pubblica per individuare un nuovo gestore sul Mepa o attraverso Consip.
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