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Non è un caso se in Calabria, secondo l’ultimo rapporto Istat, si vive in buona salute 20 anni in meno rispetto a quanto accade a Bolzano. Quindi, se in Trentino - Alto Adige si arriva tranquillamente a 70 anni senza acciachi gravi, in Calabria superati i 50 bisogna cominciare a incrociare le dita, perché la differenza la fa anche la prevenzione ospedaliera e la qualità dei servizi offerti in campo sanitario. Sempre secondo l’Istat, la Calabria è tra le tre regioni con il più alto tasso di mobilità ospedaliera in uscita, con oltre il 21 per cento dei pazienti che decide di recarsi altrove per curarsi. Una percentuale cresciuta in maniera impressionante negli ultimi 15 anni, se si pensa che nel 2001 la percentuale di pazienti che venivano ricoverati in altre regioni era il 13 per cento.
Una situazione che sembra senza speranza, evidenziata in maniera impietosa nell’ultima puntata di Piazza Pulita, su La7, che ieri sera ha mostrato un quadro davvero disarmante: file interminabili con gli stessi pazienti che si autogestiscono, un’intera giornata per fare una seduta di chemioterapia, malati oncologici che svengono perché costretti ad aspettare, a digiuno, anche sei ore prima fare il prelievo per le analisi di routine. Le telecamere della trasmissione di Corrado Formigli hanno mostrato i gironi danteschi di un sistema sanitario regionale alla deriva, commissariato da tempo immemorabile e concentrato esclusivamente sul taglio dei costi senza alcuna considerazione per i pazienti.
Problemi enormi che, a quanto pare, non turbano il sonno beato della politica calabrese, pronta ad arrabbiarsi solo quando c’è da rivendicare il proprio potere di gestione.