Il consigliere regionale ha affrontato anche il tema centrale del Mercure e la paventata chiusura: «Abbiamo applicato quanto previsto dal Piano del Parco»
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Centrale del Mercure ed un servizio sanitario sempre più erogato a singhiozzo. Sono le due grandi questioni che attanagliano l’area del Pollino, affrontate nel corso dell’ultima puntata dell’approfondimento giornalistico, “Dentro la notizia”, andata in onda oggi su LaC Tv, condotto da Pier Paolo Cambareri, con la partecipazione del consigliere regionale Ferdinando Laghi, medico e ambientalista, profondo conoscitore delle due tematiche.
«Sulla Centrale del Mercure abbiamo applicato il Piano del Parco del Pollino»
Di recente una legge omnibus approvata dalla Regione Calabria ha ridotto la produzione della centrale elettrica del Mercure – rientrante nel Parco del Pollino – da 35 a 10 megawatt e ciò ha causato le preoccupazioni di sindaci del territorio e sindacati. Il timore è che il ridimensionamento della produzione possa generarne la chiusura.
L’emendamento alla legge è stato proposto proprio da Laghi che – ha spiegato nel corso della puntata – non ha fatto altro «mettere nero su bianco quanto previsto già nel Piano del Parco del Pollino».
«Un piano – ha specificato il consigliere Laghi difendendosi dalle polemiche innescate dalla riduzione di produzione della centrale – dibattuto per dodici anni. Da qui la mia perplessità rispetto all’insurrezione di tutti i soggetti contro una mia legge che non ha fatto altro che recepire quanto riportato nel Piano del Parco, senza che nessuno degli stakeholder coinvolti, per dodici anni, abbiano mai detto nulla».
I comitati sorti a difesa della centrale sostengono che il provvedimento adottato dalla Regione metta a rischio il consorzio del legno della Valle del Mercure, che coinvolge 21 aziende per un indotto di oltre dieci milioni di euro.
«Con la riduzione della produzione – ha chiosato sull’argomento Ferdinando Laghi – il lavoro non verrà meno. Non bisogna smantellare nulla. In Calabria ci sono cinque centrali a biomasse che vengono alimentate da materiale proveniente da fuori regione, quindi parliamo di migliaia di tonnellate da importare per alimentare le centrali».
«Pronti ad una nuova mobilitazione contro l’atto aziendale dell’Asp di Cosenza»
A Castrovillari, intanto, la cittadinanza è preoccupata della «continua spoliazione dell’ospedale Ferrari, che sta attraversando una parabola discendente apparentemente inarrestabile, a vantaggio di altri territori. Abbiamo la sensazione che si voglia spogliare un santo per vestirne un altro».
«Il Ferrari sta perdendo le caratteristiche per essere definito “spoke”. Siamo certamente delusi dall’atto aziendale emanato dall’Asp di Cosenza e per questo il 5 dicembre abbiamo organizzato una manifestazione simile a quella dell’11 ottobre scorso: partiremo in massa da Castrovillari per recarci alla sede dell’azienda a Cosenza».
Laghi ha ricordato, tra l’altro, la chiusura del reparto di Ortopedia, la riduzione dei posti letto dell’Oncologia nonostante si individui nel Ferrari «l’unica chirurgia oncologica. Il direttore generale dell’Asp ci aveva assicurato che l’ospedale sarebbe stato potenziato, ma non è così. Anche la riorganizzazione dei distretti sanitari – ha spiegato il consigliere regionale, già primario del reparto di Medicina dell’ospedale di Castrovillari – è da rivedere perché per motivi politici si costringono bacini d’utenza a recarsi altrove, come nel caso dell’Alto Ionio cosentino che ha avuto sempre come riferimento Castrovillari. L’ospedale della Sibaritide? Ma è il nuovo ospedale di Corigliano Rossano: da Castrovillari in auto impiego 56 minuti per raggiungerlo. Tutta la fascia a nord di Castrovillari supererebbe la golden hour in caso di intervento sanitario»