Omicidio a colpi d’arma da fuoco a Piscopio, frazione di Vibo Valentia. Nei pressi degli uffici dell’ex Comune, a cadere sotto i colpi di pistola è stato Massimo Ripepi, 42 anni, di Vibo Valentia. Inutili i soccorsi dei sanitari del 118 giunti con un'ambulanza dall'ospedale di Vibo Valentia. L’uomo era rimasto vittima di un tentato omicidio il 4 giugno dello scorso anno nel quartiere Affaccio di Vibo Valentia. Nell’occasione, in una traversa di via Giovanni XXIII, ad aprire il fuoco sarebbe stato il figlio minorenne di 16 anni che si trova attualmente in carcere. Il ragazzo aveva dichiarato di aver premuto il grilletto poiché stanco dei maltrattamenti del genitore, separato dalla madre del giovane. Al momento nessun collegamento fra i due fatti di sangue.


I carabinieri, accorsi sul posto per i rilievi del caso e l’avvio delle indagini, non escludono alcuna ipotesi. Ripepi era ritenuto un accanito giocatore d'azzardo. L'agguato si è consumato peraltro anche dinanzi ad una sala giochi che Massimo Ripepi frequentava dopo un lungo periodo dallo stesso vissuto esclusivamente a Vibo. Negli ultimi tempi era però tornato a frequentare Piscopio, paese di origine dell'ex moglie.


Sul campo ad eseguire tutti i rilievi ed a indirizzare le indagini - sotto il coordinamento del pm della Procura di Vibo Valentia, Roberto Caputo - i carabinieri del Reparto Operativo, diretti dal tenente colonnello Giorgio Romano, ed i militari dell'Arma del Nucleo Investigativo diretti dal maggiore Valerio Palmieri. Gli investigatori seguono una pista ben precisa nel tentativo di far luce sul delitto ed assicurare alla giustizia in tempi brevi l'autore dell'omicidio. La pista più battuta porta all'ambiente familiare di Massimo Ripepi ed ai suoi rapporti con l'ex moglie ed i figli. Un matrimonio fallito anche a causa del gioco d'azzardo. Un "vizio", quello del gioco che, unito ad altri elementi al momento al vaglio degli inquirenti, potrebbe aver portato ad armare la mano dell'omicida.