Racconti inconsistenti o di scarsa rilevanza investigativa. Comunque non abbastanza significativi da sostenere un percorso di collaborazione. Sandokan finisce come Nicolino Grande Aracri: storie di pentimenti finiti presto con un magistrato in comune. Sia per il capo dei Casalesi che per il boss di Cutro a vagliare l’attendibilità delle dichiarazioni è stato un pool coordinato da Nicola Gratteri, oggi procuratore di Napoli. E l’esito è lo stesso: il magistrato calabrese non si è fidato delle parole dei due mammasantissima.

È stato lo stesso magistrato di Gerace ad andare a sentire i racconti del sedicente pentito che, però, portavano la stessa impronta di quelli di Grande Aracri: tiravano troppo l’acqua al proprio mulino. Poco arrosto e troppo fumo, per usare un’espressione cara a Gratteri.
Dalla primavera scorsa ad oggi Francesco Schiavone è stato sentito dapprima dal pool di sei magistrati della Dda di Napoli che si occupa della provincia di Caserta. Tante sarebbero state le opposizioni che i sostituti procuratori hanno dovuto contestare al boss su una serie di episodi sui quali Sandokan avrebbe "magheggiato" opponendo risibili giustificazioni. L'ultimo incontro lo ha avuto faccia a faccia con Nicola Gratteri. E dopo quel confronto, il capo della Procura partenopea ha dato il proprio assenso affinché la Dda chiedesse il ripristino del 41bis.

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Così la Procura di Napoli ha deciso di interrompere il percorso di collaborazione avviato pochi mesi fa dall'ex capoclan dei Casalesi Francesco 'Sandokan' Schiavone. Gli inquirenti hanno deciso di revocare il programma di protezione cui era stato sottoposto, ritenendo che le dichiarazioni finora rilasciate da Schiavone non fossero utili. I pm anticamorra coordinati dal procuratore Nicola Gratteri hanno poi chiesto il via libera dal Ministero della Giustizia, che ha disposto per Sandokan il ritorno alla detenzione in regime di 41 bis.

Schiavone fu arrestato nel 1998, poi condannato all'ergastolo nel maxi processo Spartacus e per diversi omicidi; prima di lui avevano deciso di pentirsi il figlio primogenito Nicola, nel 2018, quindi nel 2021 il secondo figlio Walter. Restano in carcere gli altri figli Emanuele Libero, che uscirà di cella ad agosto prossimo, e Carmine, mentre la moglie di Sandokan, Giuseppina Nappa, non è a Casal di Principe. La notizia del pentimento di 'Sandokan' risale al marzo scorso. Si riteneva che le dichiarazioni del 70enne ex boss di Casal di Principe potessero servire a far luce su alcuni misteri irrisolti, come l'uccisione in Brasile nel 1988 del fondatore del clan Antonio Bardellino, o sugli intrecci tra camorra e politica. Invece gli inquirenti non hanno ravvisato elementi di novità o di interesse investigativo nei suoi racconti.