Dopo 2 mesi di quarantena e lontananza sono tantissime le coppie che non vedono l’ora di rincontrarsi ma per il Dpcm niente abbracci e baci. Possibile?
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San Valentino, quest’anno, si festeggia il 4 maggio. Sono passati quasi due mesi dal giorno in cui il Governo rese operativo il lockdown su tutto il territorio nazionale, estendendo le restrizioni adottate sino ad allora soltanto per le zone rosse, concentrate nel Nord Italia. Ma il 10 marzo scorso non si è fermato solo il motore produttivo del Paese, non sono state isolate solo le famiglie e separati i colleghi di lavoro, sono stati divisi anche milioni di fidanzati che non vivono sotto lo stesso tetto e che non hanno più avuto la possibilità di incontrarsi.
I cuori hanno palpitato solo su cellulari e tablet, sperando in una connessione internet decente che consentisse magari anche di vedersi e mettere un po’ di pepe alla virtualità imposta.
Il telefono, quell’affare che si usa per parlare senza scrivere, considerato dai millennials poco più di un telegrafo, è stato riscoperto da orde di ragazzi che non avevano mai considerato la comunicazione orale al di fuori dei messaggi vocali su whatsapp. E invece, come i loro genitori quando erano adolescenti, si sono ritrovati a trascorrere ore con la cornetta attaccata all’orecchio, scoprendo che, tutto sommato, non erano così diversi dai tanto bistrattati boomer.
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Perché, alla fine, il mondo cambia, l’identità sessuale si fa fluida, ma l’amore segue sempre gli stessi passi che conducono l’uno verso l’altro. Un cammino che da domani, lunedì 4 maggio, in tanti legati da un “affetto stabile” (come impone il Dpcm) si apprestano a ripercorrere.
Ma non sarà una passeggiata. Bisognerà affrontare e risolvere un dilemma che il Governo crede di aver già liquidato dettando regole che a due fidanzati devono apparire più ardue delle cime dell’Himalaya. Le nuove disposizioni che allentano il lockdown, infatti, pur ammettendo la possibilità di andare a trovare i propri “affetti stabili”, non suonano affatto con una sorta di tana libera tutti. Anzi, al contrario, prevedono che gli incontri avvengano rispettando le misure di sicurezza, dunque indossando la mascherina e mantenendo la distanza di almeno un metro. Che è come dire a un bambino in pasticceria che può guardare ma non toccare.
È presumibile che la stragrande maggioranza dei fidanzati che domani si rivedranno dopo due mesi, abbiano ben altre priorità che scambiarsi languidi sguardi da un metro di distanza. A questo punto il buonsenso è davvero l’unica discriminante che può fare la differenza tra sicurezza e rischio malattia. Migliaia di coppie che domani si rivedranno non devono dimenticare che poi torneranno a casa, tra i propri familiari, magari anziani ed esposti più di altri al Covid-19. Starà dunque a loro, a chi festeggerà questo San Valentino fuori stagione, valutare fino in fondo i rischi, magari legati all’attività lavorativa del partner e alla possibilità che sia stato più esposto al contagio. Sarà difficile, certo, forse impossibile. Una lotta fratricida tra cervello e altri organi, a cominciare dal cuore.
degirolamo@lactv.it