«Un consiglio comunale aperto sulla sanità da convocare con urgenza con la presenza delle associazioni e del sindacato». È Luigi Candalise dell’associazione “I Spontanei”, promotrice dell’assemblea pubblica sulla sanità «popolare per la formazione di un comitato pubblico» a San Giovanni in Fiore nella sala gremita di un ristorante cittadino.

L’onda emotiva della morte di Serafino Congi, 48enne sangiovannese che ha perso la vita in ambulanza sulla Statale 107 lo scorso 4 gennaio ha scandito l’ultima settimana di un’intera comunità. L’assemblea pubblica segue infatti la “passeggiata silenziosa” con oltre ottomila sangiovannesi in strada per ricordare Serafino e chiedere il “diritto alla sanità” e la manifestazione degli studenti degli istituti superiori.

Un’iniziativa che si è aperta con un minuto di silenzio dedicato a Serafino e lo scrosciante applauso con il giovane Luigi Candalise che dettato i tempi dell’assemblea pubblica. «La morte di Serafino ha scosso la nostra società, un insieme di emozioni, rabbia, sgomento e soprattutto una forte paura. Questo ha spinto migliaia di sangiovannesi in piazza a partecipare alla fiaccolata indetta da I Fiori Florensi. Ci siamo immedesimati – ha spiegato Candalise – poteva capitare ad ognuno di noi. Tutti increduli che nel 2025 possa succedere ciò, ore ad attendere per l’impossibilità di essere trasportato in un luogo di cura adeguato finendo per negare la possibilità di salvare una giovane vita. Eppure la narrazione degli ultimi anni voleva dipingere un’assistenza sanitaria pubblica di ottima qualità ma la realtà è totalmente diversa». 

Un’assemblea pubblica che ha tracciato un percorso con decine di interventi che sono giunti da cittadini comuni pronti a «lottare per il diritto alla sanità e di poter vivere sulla montagna». Una comunità che ha «ritrovato gli stimoli di difendere i propri diritti partendo dalla sanità pubblica, ultimo baluardo di civiltà». A concludere l’assemblea pubblica Antonio Candalise. «L’iniziativa di oggi non può e non deve finire come tutte le altre fatte in passato. Lo dobbiamo alla memoria delle persone che hanno lottato affinché l’ospedale di San Giovanni divenisse una realtà a cui affidarsi. Lo dobbiamo a Serafino, lo dobbiamo a noi stessi». Da questa iniziativa dovrà «nascere un comitato cittadino che dovrà redigere un documento programmatico da presentare al Consiglio comunale e che porti la nostra proposta di un’assise aperto sulla sanità».