Una festa interculturale quella vissuta a San Ferdinando, nella cerimonia di inaugurazione della moschea. Il Centro di cultura islamica, che sorge in un quartiere che pure ospita – nel paese conosciuto per la tendopoli dei migranti più grande d’Italia – un ostello sociale avviato di recente dalla Federazione delle chiese evangeliche italiane, è stato ricavato in un edificio offerto in comodato d’uso dal Comune, riadattato tramite il lavoro volontario dei componenti della nuova associazione formata dai cittadini di fede musulmana.

Nessuna delle vecchie e nuove polemiche intorno all’integrazione degli stranieri è affiorata, quindi, intorno al taglio del nastro a cui ha partecipato il sindaco Andrea Tripodi – che al suo fianco ha voluto il parroco sanferdinandese di origini nigeriane, Leonard Emeka – hanno presenziato anche i suoi avversari nella campagna elettorale in corso, Maria Carmela Digiacco e Luca Gaetano.

La nuova moschea di San Ferdinando, il cui nome in italiano è un inno alla pace, è stata quindi il punto di convergenza di tanti musulmani, arrivati anche dai centri limitrofi ma pure da Reggio Calabria e da Vibo Valentia, tra cui Hassan Elmazi che dirige il Centro islamico della città dello stretto. L'occasione di una festa – con scambio di doni e assaggi di dolci arabi – ha fatto conoscere meglio il radicamento locale della comunità marocchina, formata pure da lavoratori arrivati in paese oltre 30 anni fa, fra i quali Aziz Siraji e Said El Badrawy, cittadini che in qualche caso hanno contratto matrimoni misti.