Il progetto bandiera del ministro mostrato al miliardario in visita a Roma. Strade e ferrovie, però, raccontano una Calabria isolata. Che ipoteca un pezzo di futuro in nome delle Grandi opere
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Le nonne tiravano fuori il servizio buono per gli ospiti della domenica. Matteo Salvini accoglie i vip con il plastico del Ponte sullo Stretto, opera bandiera sognata dal ministro delle Infrastrutture, disposto a ipotecare 12 miliardi di euro e una parte del futuro del Paese – Calabria e Sicilia in prima linea – pur di inseguirla.
Il siparietto immortalato da un video su X (un tempo twitter) era scontato. Elon Musk sbarca a Roma e posa con tutti i big del centrodestra: arriva anche negli uffici di via Nomentana e sorride davanti alla teca che contiene il modellino del ponte che non c’è (e chissà se si farà). «La più grande opera green al mondo» (il copyright è di Salvini), quella che porterà 120mila posti di lavoro tra Calabria (forse 100mila, forse 50mila: sui numeri c’è qualche incertezza) viene mostrata all’uomo più ricco del mondo come manifesto dell’ingegno italico. Per riassumere i termini del confronto: Musk progetta gite su Marte, Salvini punta tutto sul collegamento tra Calabria e Sicilia.
Chissà cosa penserebbe il proprietario di Tesla se sapesse che a qualche decina di chilometri dal Ponte sognato c’è una galleria che perde calcinacci come i palazzi nelle periferie dimenticate. E rischia, se chiusa, di isolare un intero territorio che può contare, per stare alle infrastrutture degne di menzione, su una linea ferroviaria dotata di treni a gasolio e una strada – la Statale 106 – che rientra nel catalogo delle più pericolose in Italia.
I numeri del progetto | Ponte sullo Stretto, tutti i conti che non tornano. Ballano fondi e posti di lavoro
L’alternativa alla Jonio-Tirreno, nel caso di una chiusura che nessuno si augura, sarebbe un reticolo di strade da incubo, sentieri di montagna con tornanti da Tour de France. Per il trasporto in treno, invece, alternative non ce ne sono. Nei cassetti di Rfi ci sono circa 500 milioni di euro per l’elettrificazione. Per progettarli, la giunta regionale dell’epoca (il presidente era Mario Oliverio) ha “sacrificato” un pezzo dei fondi Por. Tutto fermo dal 2019, con tanto di accuse incrociate tra sindaci e Regione. L’argomento, tornato d’attualità nei giorni del tragico incidente di Thurio (una parte del progetto prevede l’eliminazione dei passaggi a livello), è finito di nuovo ai margini del dibattito.
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Il tratto calabrese della Salerno-Reggio Calabria, dato per ultimato da Matteo Renzi con una quota di ottimismo fuori scala e fuori luogo, continua a essere costellato di cantieri temporanei, quindi eterni. Altrove, come a Longobucco, un ponte è crollato perché non aveva fondamenta (come tollerato peraltro nella normativa al tempo della sua costruzione). C’è una comunità isolata e disperata che di tanto in tanto urla la propria rabbia e chiede un cronoprogramma certo degli interventi. Spera almeno in un bypass che ripristini un minimo di agibilità. Gente che non si interroga sull’utilità o la fattibilità di pensare al Ponte o all’Alta velocità perché ha difficoltà ogni giorni per recarsi al lavoro o raggiungere ospedali, istituzioni, snodi di collegamento.
Tutto questo non c’è nei plastici del ministero delle Infrastrutture. A imprenditori visionari come Elon Musk si mostrano i sogni. Non c’è un plastico che rappresenti la realtà. E anche se ci fosse sarebbe meglio nasconderlo.