«Hanno fatto di più del loro dovere, sono stati un esempio per tutta la Calabria». Così il consigliere regionale Ennio Morrone ha spiegato i motivi che lo hanno portato a proporre l’encomio per l’intero equipaggio della motovedetta 265 della Guardia Costiera Italiana in forza alla Capitaneria di porto di Vibo Valentia. Una proposta approvata all’unanimità da tutti i gruppi consiliari. La cerimonia si è tenuta stamani alla sala “Levato” del consiglio regionale alla presenza del consigliere Morrone, del presidente Nicola Irto, del Contrammiraglio Giancarlo Russo, Direttore marittimo della Calabria e Basilicata tirrenica, del Comandante della CP 265, il 1° Maresciallo Paolo Fedele, nonché tutti i membri dell’equipaggio che con il loro sacrificio e il grande spirito di servizio hanno effettuato una delicatissima missione di ricognizione e soccorso nel mar Egeo. La motovedetta dall’inizio di marzo al 30 aprile scorso ha partecipato al dispositivo di pattugliamento delle frontiere nel mar Egeo, in particolare nel tratto di mare compreso tra la Grecia e la Turchia. L’imbarcazione nei due mesi di attività ha prestato soccorso a circa 400 migranti, effettuando 38 missioni e percorrendo circa 7.000 miglia. Sette sono state le persone sottoposte a fermo nel corso di attività investigative di polizia giudiziaria.

«Sono gli eroi del mare e gli eroi di tutta la Calabria- ha dichiarato Nicola Irto. La nostra regione ribadisce l’impegno sul fronte dell’accoglienza e sul soccorso alle persone che lasciano i loro paesi d’origine per via delle guerre e delle grandi problematiche sociali. La cerimonia di oggi- ha concluso Irto- vuole sottolineare l’impegno delle forze dell’ordine nel nostro territorio ma, anche all’estero. Grazie all’enorme professionalità di questo equipaggio calabrese sono state salvate centinaia di vite e il consiglio regionale non poteva restare in silenzio dinnanzi a queste gesta eroiche». Emozionatissimo il 1° maresciallo Paolo Fedele che, durante il proprio intervento ha ricordato quei giorni di inteso e faticoso lavoro. «La nostra è stata una esperienza indimenticabile. Sono onorato per il lavoro profuso dai miei uomini e per l’alta professionalità che lo ha caratterizzato. I miei uomini, in quei momenti di profonda tensione, hanno rimboccato le coperte ai migranti morti di freddo dopo che li abbiamo soccorsi in mare. Sono stati i loro papà e le loro mamme. E come i genitori fanno con i loro figli, i miei uomini li hanno accuditi e confortati quando per loro tutto sembrava perduto».