Dieci anni di violenze, minacce e ricatti prima di riuscire a ricongiungersi con la figlia e di trovare la forza di denunciare il proprio aguzzino. L’incubo per una donna rumena era cominciato nel 2007, quando era giunta in Italia accompagnata da un connazionale, con la falsa promessa di un lavoro come parrucchiera. L’uomo invece, l’aveva avviata all’attività della prostituzione, costringendola a vendere il proprio corpo per saldare il debito contratto per il viaggio.

Venduta come fosse una schiava

Poi l’aveva ceduta, dietro pagamento, ad un altro sfruttatore, un 36enne anch'egli rumeno, arrestato dagli uomini del commissariato di Rossano in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del tribunale di Castrovillari su richiesta della Procura. L’accusa è di estorsione e induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.

Dieci anni di violenze e minacce

Secondo quanto emerso dalle indagini, la donna era costantemente controllata sul posto di lavoro ed era costretta a consegnare allo sfruttatore i relativi proventi giornalieri. Era inoltre soggetta a violenze pressoché quotidiane: l’arrestato non solo la picchiava con calci e pugni. In qualche occasione l’arrestato dava fuoco ad una busta per far colare la plastica bollente sul ventre della vittima. In un’altra circostanza la malcapitata è stata ferita con un coltello. La donna è stata inoltre costretta per due volte ad abortire. Il malvivente inoltre costringeva la donna a consegnargli delle somma di denaro dietro la minaccia di fare del male anche alla figlia che per alcuni anni è rimasta in Romania, contro la volontà della madre, con i familiari dello sfruttatore. Nel 2017 la donna, riuscita a ricongiungersi con la figlia, ha trovato il coraggio di allontanarsi dalla casa dello sfruttatore e di denunciarlo.