Locali chiusi e luci accese. È questa la protesta pacifica messa in atto questa sera dai ristoratori e proprietari di bar, pasticcerie e locali di Lamezia Terme. “Non serviamo per decreto” la frase apposta sui cartelloni che hanno affisso nelle loro attività nella prima sera di chiusura coatta alle 18.

La rabbia dei ristoratori

Serpeggiano malumore e rabbia, il nuovo dpcm non piace e si sentono discriminati. «Siamo stati trattati come un reparto che non serve perché il primo settore da mettere all'angolo è stato proprio il nostro» dice Luca Caligiuri, titolare de “L’Osteria degli Artisti”. «Ci aspettiamo dal governo una risposta concreta. C’è chi ha dovuto fare tanti sacrifici personali facendo anche dei prestiti bancari per portare avanti le proprie attività e per far sì che nessuno nei propri dipendenti e collaboratori venisse licenziato e ora si trova con una nuova spada di Damocle», spiega Fabrizio Maglia, ristoratore, titolare de “Le cucine di Blue Moon”.

«Tanti lavoratori a rischio»

Si ricomincia a pensare a quali strumenti ricorrere per evitare di licenziare, sale il magone pensando ai padri di famiglia sulle proprie spalle e non solo in forma diretta. Come spiega Pasquale De Sensi, titolare del “Cafè Retrò”, crocevia di concerti, musica, cibo, teatro: «Sembra un gioco gestire un’attività ma ci ruotano attorno tante figure professionali, basta pensare a barman, camerieri, addetti alle pulizie, musicisti, dj e fornitori».

 

C’è chi aveva scelto di riaprire a settembre, pensando di fare un gesto di responsabilità, ha investito negli adeguamenti ale nuove norme, come il ristorante “Il Borghetto” e ora si ritrova con un pugno di mosche in mano. Intanto, già nel primo giorno di applicazione del nuovo dpcm il classico “passeggio” sul corso è drasticamente diminuito, timori e aperitivi “soppressi” stanno già desertificando le strade della città.

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