I giudici nelle motivazioni della sentenza di secondo grado: «In un manoscritto Pasquale Gallone racconta il proprio totale assoggettamento alla cosca di Limbadi». Le dichiarazioni confermerebbero quelle rese nell’interrogatorio seguito all’arresto per aver favorito la latitanza di Domenico Crea
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È considerato il braccio destro del boss Luigi Mancuso. Il braccio destro di colui che è stato definito “il Supremo” visto il potere che gli si riconosce di riunire le persone sotto la sua egida.
A differenza di Luigi Mancuso, però, Pasquale Gallone, 64 anni, ha scelto di esser giudicato con rito abbreviato e il sei novembre 2021 è stato condannato per associazione mafiosa, estorsioni, autoriciclaggio, droga, reati in materia di armi, intestazione fittizia di beni, a 20 anni di reclusione.
In appello, il 30 ottobre 2023, la pena è stata rideterminata di un pelo, 19 anni e 8 mesi: un capo di imputazione per estorsione è stato dichiarato nullo e gli atti sono stati restituiti per un nuovo processo di primo grado.
Tutto secondo copione, si potrebbe pensare: la vita di un fedelissimo del boss che va incontro al proprio destino di processi e detenzione.
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Invece un colpo di scena c’è stato, anzi due. Inaspettati da parte di uno ‘ndranghetista che aveva il compito di veicolare i messaggi del sempre prudente Luigi Mancuso. Portava la sua parola e consegnava le istanze dei sodali.
Nella sentenza notificata dai giudici non più di 24 ore fa, si legge che Pasquale Gallone «nel corso del processo, ha prodotto una memoria manoscritta contenente dichiarazioni auto ed etero accusatorie coinvolgenti i vertici della cosca, a partire da Mancuso Luigi (analoghe a quella già rese in un interrogatorio di garanzia del 23 agosto 2023 dinnanzi al dinnanzi al gip di Reggio Calabria in altro procedimento), indicati quali responsabili dei reati che gli si contestano, e che ha sostenuto di essere stato costretto a commettere a causa del proprio totale assoggettamento ai Mancuso».
L’incompatibilità dei difensori dopo le accuse di Gallone a Mancuso
Dunque con parole scritte di suo pugno Gallone avrebbe puntato il dito contro Luigi Mancuso e gli altri vertici della cosca, ponendosi come vittima assoggettata ai Mancuso.
La cosa ha fatto subito scattare i suoi avvocati difensori, come riportato in sentenza: «In conseguenza di tale mutata strategia processuale, il difensore di fiducia avvocato Scinica ha chiesto alla Corte di valutare la sopravvenuta incompatibilità nella difesa di Gallone rispetto alla posizione dell'altro proprio assistito Luigi Mancuso, coimputato dei medesimi reati nel troncone ordinario del processo».
In soldoni i difensori di Mancuso non avrebbero potuto difendere anche Gallone se questi si stava rivoltando contro l’altro assistito.
Tra l’altro per la seconda volta.
Perché le dichiarazioni confermano quello che Gallone avrebbe già dichiarato ad agosto 2023 nel corso dell’interrogatorio di garanzia dell’operazione “Declino” della Dda di Reggio Calabria, incentrata sul favoreggiamento della latitanza del boss Domenico Crea.
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Un nuovo avvocato per il braccio destro di Mancuso
Nel corso del processo d’appello i giudici hanno invitato i difensori di Gallone a rimuovere «la potenziale situazione di incompatibilità» visto che «le dichiarazioni auto ed etero accusatorie contenute nella memoria si ponessero in potenziale contrasto con la posizione del coimputato Mancuso Luigi, rendendo impossibile per il difensore sostenere coerentemente entrambe le linee di difesa».
Le notizie riportate nelle motivazioni della sentenza arrivano fin qui. Quello che è possibile rilevare è che dal quattro ottobre 2023 Pasquale Gallone, preso atto della rinuncia formalizzata dall'avvocato Scinica, ha nominato come suo difensore l'avvocato Giorgio Vianello.
Mettendo in fila gli eventi, il 14 luglio 2023 l'avvocato Scinica ha discusso in favore di Pasquale Gallone, ad agosto c'è stato l'interrogatorio di garanzia davanti al gip di Reggio con le prime dichiarazioni auto ed etero accusatorie, il quattro ottobre Gallone ha cambiato avvocato.