Il collaboratore svela il ruolo dell’imputato nella sparizione di Nicola Lo Bianco. I legami con i Mancuso ed il boss Vallelunga, il sostegno elettorale a Nazzareno Salerno e gli affari con un consigliere comunale di Vibo
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La rete di usura messa in piedi dall’imprenditore Gianfranco Ferrante di Vibo Valentia, le estorsioni “chiuse” in città, gli incontri nel suo Cin Cin bar ed un enorme giro di denaro. In tanti sarebbero stati in affari con Gianfranco Ferrante compreso un attuale consigliere comunale di Vibo Valentia. Andrea Mantella nel corso del maxiprocesso Rinascita Scott si è a lungo soffermato sul ruolo di tale imputato, spiegando diversi retroscena in relazione a molteplici avvenimenti avvenuti a Vibo nel corso degli ultimi due decenni. «Gianfranco Ferrante era legato al boss Damiano Vallelunga ed ai Mancuso – ha affermato Mantella – ed era come una sorta di Banca d’Italia della ‘ndrangheta, praticando l’usura e prestando denaro a diversi soggetti in affari con lui».
Fra i soggetti insieme ai quali Ferrante avrebbe praticato l’usura, Andrea Mantella ha indicato «Antonio Curello, il consigliere comunale di Vibo Valentia, al quale Ferrante – ha dichiarato il collaboratore – finanziava il denaro che doveva essere poi girato ad usura. Curello era cognato di Pino Barba” ed anche nipote acquisito di Enzo Barba, detto Il Musichiere».
Leoluca Curello, già vice capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio comunale di Vibo Valentia, è stato eletto nel maggio del 2019. Ex consigliere comunale e provinciale del Pd sino al 2014, dal 2005 al 2010 è stato consigliere comunale con la lista Socialismo e Libertà. Poi nel 2019 ha svoltato a destra ed è stato eletto fra le fila di Fratelli d’Italia a sostegno dell’attuale amministrazione comunale guidata dal sindaco Maria Limardo, pur non essendo poi mai stato tesserato nel partito di Fdi (da ricordare che il Comune di Vibo si è costituito parte civile nel processo Rinascita Scott).
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