Il collaboratore di giustizia al legale: «Ero una persona viziosa e spendacciona. Avevo un alto tenore di vita». Intanto in aula arriva anche il procuratore Gratteri (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Il controesame del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, nell’ultima, ricca udienza del maxiprocesso Rinascita Scott, è continuato con il controesame dell’avvocato Guido Contestabile, nel corso del quale è arrivato nell’aula bunker di Lamezia Terme anche il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, per sedere accanto al pm Andrea Mancuso. Come il collega Salvatore Staiano, Contestabile ha puntato sul tenore di vita dell’ex padrino emergente di Vibo Valentia: «Avevo un escavatore, qualche camion, i trattori, tre o quattro Bmw, avevo un tenore di vita molto alto. Ho avuto una soffiata che avrei subito un sequestro patrimoniale sui 4,5 milioni di euro, dottor Spagnuolo, Procura di Vibo Valentia. Credo siamo nel 2009. Avevo numerosi capi di bestiame e, dopo la soffiata, girai i bovini alla Vibo Carni, li macellò e lì materializzai subito. Avevo 50-60 bovini, a 1.800 euro ciascuno, ho fatto più o meno 90.000 euro. Poi ho venduto le macchine, per una Bmw XDrive in leasing a mille euro mensile, l’abbiamo fatta sparire e, dopo averne denunciato il furto, so che è finita in Bulgaria».
Auto di lusso, orologi e regali
Ha sintetizzato Contestabile: «Più o meno, facendo sparire tutto, fece in poco tempo 150.000-180.000 euro. Che fine hanno fatto questi soldi?». «Ho speso tutto – la replica di Mantella – Ero una persona viziosa. Spendevo in vestiti, regali, orologi. Andavo al ristorante tutte le sere… Facevo dei regali a delle fidanzatine». E poi: «Da Caputo, a Lamezia, ho comprato due Rolex, che ho regalato al dottore Ambrosio e al figlio. Poi altri li ha acquistati mia sorella affinché li regalassi ad altri. Spendevo, regalavo le macchine ai miei ragazzi. Morelli e Pardea, per esempio, andavano sempre in giro con la Bmw, erano soldi che uscivano dalle mie tasche…».
L’avvocato: «Chi erano le fidanzatine? Non per fare gossip, né per entrare nel torbido… Ma bisogna riscontrare le sue dichiarazioni per capire se lei dice il vero o se ha nascosto dei soldi allo Stato». Domanda non ammessa dal Tribunale, che però ha consentito di esplorare l’ammontare delle spese sostenute da Mantella per le sue amicizie femminili: «Non ricordo quanto ho speso e cosa ho comprato», la risposta del dichiarante. Richiamando il manoscritto consegnato da Mantella alla Dda di Catanzaro in avvio della sua collaborazione, l’avvocato Contestabile ha stigmatizzato il riferimento ai «70 mila euro che attendeva dalla cassa comune del gruppo criminale di appartenenza».
Piani di morte per l'uccisione di Morelli
Doveva, Mantella, in conseguenza di questo presunto credito, far seguire qualcuno. «Chi?», la domanda del difensore, che ha trovato la frase monca nel memoriale acquisito anche agli atti del processo. «Zarrillo, ovvero Michele Fiorillo, mi chiese di uccidere Morelli del Mulino (Giuseppe Morelli, testimone di giustizia al processo Zain, ndr). Fiorillo avrebbe ammazzato Carmelo Lo Bianco e Enzo Barba, in cambio del favore. Poi mi sono messo l’anima in pace e non se ne fece nulla».
In relazione agli incontri avuti all’Ape Green di Siderno, base logistica del boss Peppe Commisso detto Il Mastro, luogo chiave dell’indagine Crimine, l’avvocato Contestabile ha incalzato: «Sa che nel 2009 era videosorvegliata?». Mantella: «Quando eravamo lì andavamo nel retrobottega, ma non so descrivere il centro commerciale». Sui “tragedie”, “traggiri” e “falsità”, Mantella ha ribadito di non aver accettato inviti che non fossero dei Bonavota: «Solo dei Bonavota mi fidavo, che era la famiglia più onesta che c’è nella ‘ndrangheta». L’avvocato: «Le è mai capitato che le riferissero delle falsità, cose non vere per colpire altri?». Mantella: «Sì, è successo. La ‘ndrangheta è falsità. È come una savana, nelle quale si vive di tragedie e falsità».