Piange e si commuove Ewelina Pytlarz quando in aula il pm della Dda, Andrea Mancuso, le chiede di parlare dell’ex cognata Tita Buccafusca, moglie di Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, morta nel 2011 dopo aver ingerito acido muriatico. Nell’aula bunker di Lamezia Terme, il Tribunale collegiale di Vibo Valentia è stato per questo costretto ad interrompere l’udienza del processo Rinascita Scott ed a riprenderla una volta calmata la testimone di giustizia.

“Quando è successo il fatto di Tita Buccafusca, nell’immediatezza io e mia suocera Giulia Tripodi siamo andate a casa di Pantaleone Mancuso a Nicotera Marina. Giulia Tripodi – ha ricordato la testimone di giustizia – diceva che Tita Buccafusca era pazza e che se fosse stata creduta dagli investigatori avrebbe portato alla rovina il figlio Pantaleone. Tita non si parlava più con la suocera ed anche lei era succube del marito il quale gli impediva una vita normale affinchè non rivelasse all’esterno le attività illecite. Tita Buccafusca era sempre spaventata ed ha tollerato questa situazione con il marito sino a quando non è morto un fratello della stessa Tita e poi i genitori”. 

Rinascita-Scott, il controesame di Ewelina Pytlarz 

Concluso l’esame del pm della Dda di Catanzaro, Andrea Mancuso, è toccato all’avvocato Paola Stilo controesaminare la teste nell’interesse di Francesco Stilo, imputato nel maxiprocesso. Non sono state poche le divergenze fra le dichiarazioni della testimone rispetto ai verbali di interrogatorio emerse nel corso del controesame. Altri elementi che la difesa dell’avvocato Stilo ritiene di aver “incassato” attengono invece all’assenza di studi professionali dell’avvocato Francesco Stilo a Tropea, località nella quale la teste ha invece dichiarato di essersi recata per avviare la separazione consensuale dal marito Domenico Mancuso.

“I legali corrompevano giudici e avvocati per l’affido della mia bambina – ha dichiarato la Pytlarz – e nel luglio 2013 ho ricevuto un avviso di garanzia per una denuncia fatta da mio marito relativa all’affidamento”. La teste non ha però saputo indicare né quali giudici sarebbero stati corrotti, né come e neppure quali avvocati sarebbero stati i corruttori. Altro tema toccato nel corso del controesame ha poi riguardato una telefonata minatoria ricevuta dalla Pytlarz e nella quale la teste ha dichiarato di aver riconosciuto la voce dell’avvocato Stilo. “Lei ha avuto certezza che fosse l’avvocato Stilo solo dopo che le furono mostrati i tabulati?” – ha quindi chiesto l’avvocato Paola Stilo. Una domanda alla quale la Pytlarz ha cercato di fornire le sue spiegazioni, che non hanno però convinto il difensore.

Diverse le contestazioni e le divergenze emerse anche nel corso del controesame condotto dall’avvocato Paride Scinica, difensore di Luigi Mancuso. In particolare – contrariamente a quanto dichiarato in udienza – è emerso che nei verbali la testimone di giustizia non ha mai riferito di aver portato la figlia a casa di Luigi Mancuso o di essere stata costretta a farlo, così come è emerso che solo in udienza la teste ha fatto il nome dell’imputato e non anche nel verbale del 7 dicembre 2013. È altresì emersa l’assenza di colloqui in carcere fra Domenico Mancuso (marito della Pytlarz) e Luigi Mancuso all’epoca in cui lo stesso era detenuto (in aula la teste ha dichiarato che per il marito Luigi Mancuso era lo zio preferito).

«Nessun legame con Emanuele Mancuso»

A cercare di minare la credibilità della teste, anche le domande dell’avvocato Francesco Calabrese (altro difensore di Luigi Mancuso). I chiarimenti si sono incentrati su alcuni pranzi a casa della suocera della Pytlarz, sull’atteggiamento di Luigi Mancuso nei confronti della donna, sulla figura del marito Domenico Mancuso e su Emanuele Mancuso, attuale collaboratore di giustizia. “Con Emanuele Mancuso io non avevo grandi rapporti, mi ricordo che è stato a casa del mio ex suocero. Non so – ha aggiunto la Pytlarz – che rapporti avevano i miei ex parenti con Emanuele Mancuso”. A procedere al controesame anche l’avvocato Francesco Sabatino.