Ancora il capitolo inerente il “mercato” dei funerali a Vibo Valentia e l’uso delle ambulanze private per spostare mafiosi e latitanti al centro del maxiprocesso Rinascita-Scott. Nel corso del controesame dell’avvocato Giovanni Marafioti che difende i fratelli Curello (Antonio, Nazzareno e Saverio), titolari di un’agenzia funebre, il collaboratore di giustizia Andrea Mantella ha ribadito che per spostarsi dalla clinica cosentina di Villa Verde (dove all’epoca si trovava ristretto in regime di arresti domiciliari) si sarebbe servito «delle ambulanze dei Curello oppure di quelle di Filippo Polistena. Era Salvatore Morelli (nella foto a destra) a fare da autista delle ambulanze, oppure altre volte il cognato di mio cugino Vincenzo Mantella. Non so con chi dei fratelli Curello – ha dichiarato il collaboratore – Morelli si rapportava per chiedere l’ambulanza. Ricordo che anche con Pippo Polistena, con il quale avevo pure io amicizia, era Morelli arapportarsi. Personalmente – ha ricordato Mantella – ho preso le difese di Pippo Polistena con i fratelli Patania di Stefanaconi che gli avevano rubato la Porche ed io mi impegnai per fargliela restituire. Le domeniche in cui giocava in casa la Vibonese e l’ambulanza di Pippo Polistena era impegnata allo stadio, io utilizzavo l’ambulanza dei Curello»

La gestione dei funerali

Andrea Mantella ha quindi confermato che nel 2009 Rosario Battaglia e Francesco Scrugli parteciparono ad un summit con Gregorio Gasparro, uno dei Pugliese (detti Cassarola) e Baldo per spartirsi il mercato delle onoranze funebri a Vibo Valentia. «C’era un forte interesse di Saverio Razionale, Gregorio Gasparro e Nazzareno Felice verso i Curello che da un dato momento in poi diventarono delle teste di legno nel senso che si sono lasciati abbindolare da Gregorio Gasparro e gli è rimasto in mano solo il nome, ma dietro la loro agenzia funebre c’erano Gasparro e Razionale».

Le ambulanze ed il latitante Peppe De Stefano

«Dell’ambulanza – secondo Andrea Mantella – si sarebbe servito anche il boss di San Gregorio d’Ippona, Saverio Razionale per andare da Roma in Calabria quando era sorvegliato speciale. Io stesso ho incontrato Saverio Razionale nella sua villa di Briatico quando scendeva con questo sistema del trasporto in ambulanza e poi subito dopo risaliva per RomaAmbulanze che sarebbero state utilizzate anche per spostare droga».  Ed ancora: «Ho incontrato nel 2005 nella zona di Pizzo Giuseppe De Stefano (nella foto a fianco)figlio di Paolo De Stefano, latitante nella zona di Pizzo grazie all’appoggio che gli veniva fornito dai Bonavota di Sant’Onofrio. Anche Peppe De Stefano veniva spostato da Reggio Calabria Pizzo con il sistema delle ambulanze e pure in questo caso – ha spiegato Mantella – si erano messi a disposizione i fratelli Curello».

I Mazzotta di Pizzo e la latitanza di Bruno Emanuele

E’ toccato quindi all’avvocato Domenico Ioppolo esplorare altri temi nel corso del controesame del collaboratore di giustizia, Andrea Mantella. «Non ho mai conosciuto la signora Paola di Pizzo che ho saputo dava appoggio logistico a Bruno Emanuele quando si trovava latitante nella zona di Pizzo. E’ stato lo stesso Bruno Emanuele – ha dichiarato Mantella – a raccontarmi dell’aiuto della signora Paola quando eravamo detenuti nello stesso carcere. Altro aiuto alla latitanza di Bruno Emanuele lo forniva Domenico Ciconte di Sorianello, detto Mimmo Berlusconi. Da Scrugli ho invece appreso che a Pizzo la signora Paola gestiva una pescheria. Ciconte si frequentava all’interno del Cin Cin bar di Vibo con Gianfranco Ferrante e sempre Ciconte forniva aiuto economico alla signora Paola per la pescheria. In cambio la signora si metteva a disposizione a Pizzo qualora in tale zona avessero bisogno di qualcosa i latitanti delle Preserre. Il figlio della signora Paola si chiama Mazzotta (a destra) e si era prima avvicinato ai Bonavota e poi al clan dei Piscopisani».

Da segnalare che a fine udienza il Tribunale collegiale di Vibo Valentia ha letto in aula un’ordinanza con la quale ha dichiarato l’assenza dei presupposti da parte di due periti per rinunciare all’incarico di trascrizione delle intercettazioni. I due periti sono stati pertanto invitati a restituire tutto il materiale intercettivo in loro possesso e l’ordinanza è stata trasmessa al presidente del Tribunale di Vibo Valentia ed agli Ordini professionali di appartenenza dei due periti per i provvedimenti di competenza.