Resta il pericolo di reiterazione del reato e resta il pericolo di inquinamento probatorio. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro che ha ieri concesso gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico all’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, è chiaro su due punti: l’ex senatore (che ha lasciato il carcere di Nuoro) è un soggetto da monitorare costantemente e gode del «non marginale sostegno di un parte dell'opinione pubblica».

 

Per i giudici si tratta di una figura ancora utile alla cosca Mancuso di Limbadi che viene definita dal Riesame come consorteria fra le più potenti dell’intera ‘ndrangheta calabrese «che ha dimostrato periodicamente una straordinaria resistenza e capacità a riorganizzarsi». Da qui la permanenza del pericolo di reiterazione del reato (concorso esterno in associazione mafiosa).

 

Per quanto attiene invece al possibile inquinamento probatorio, se da un lato il Riesame sottolinea che la scelta del giudizio immediato ha ormai consentito di cristallizzare le accuse, dall’altro lato viene posto l’accento sul «rischio che Pittelli possa concordare con i testimoni della difesa versioni di comodo alternative, precostituendosi una prova a discarico» in vista del processo che si aprirà dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Per il Riesame, Giancarlo Pittelli si avvale del contributo di personaggi operanti all’interno delle forze dell'ordine, servizi di intelligence e personale di cancelleria dei Tribunali al fine di entrare in possesso di informazioni riservate, grazie a «metodi suadenti e all’autorevolezza derivante dalla pregressa qualifica di senatore».

 

Gli arresti domiciliari, sia pur con braccialetto elettronico in modo da controllarne e monitorarne tutti gli spostamenti, sono stati quindi concessi per via del «non trascurabile effetto deterrente scaturente dal decorso di nove mesi di carcerazione preventiva in una persona incensurata ultrassettantene alla prima esperienza cautelare». A ciò si aggiungono, come detto, la scelta del giudizio immediato e le condizioni di salute.

 

Giancarlo Pittelli è accusato del reato di concorso esterno in associazione mafiosa ed in particolare di aver messo a disposizione dei clan del Vibonese, come i Mancuso di Limbadi e Nicotera ed i Razionale-Fiarè-Gasparro di San Gregorio d’Ippona, i suoi “canali” ed i suoi “agganci” per rafforzare il loro potere mafioso. L’avvocato Pittelli nella sua qualità «di avvocato e di massone – e, in quanto tale, di soggetto portatore di un rilevante patrimonio di conoscenze e di rapporti privilegiati con esponenti di primo piano a livello politico-istituzionale e del mondo imprenditoriale e delle professioni, caratterizzati da vincoli di fratellanza e reciproca riconoscenza – è indicato quale risolutore dei più svariati problemi dei clan «sfruttando le enormi potenzialità derivanti dai rapporti del medesimo con importanti esponenti delle istituzioni o della pubblica amministrazione, in particolare delle forze dell’ordine, e, quindi, dalle illimitate possibilità di accesso a notizie riservate».