Il collaboratore ha delineato gli assetti mafiosi a Roccelletta di Borgia con le estorsioni per i lavori della Statale 106, il Porto e la Cittadella di Catanzaro. Nel suo intervento spazio anche per le “Province” di ‘ndrangheta di Cutro e del Vibonese
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Sarebbe riuscito ad incassare denaro anche sui lavori della Statale 106, del Porto di Catanzaro e della Cittadella, il boss Rocco Anello di Filadelfia. Parola di Santo Mirarchi, 37 anni, collaboratore di giustizia di Roccelletta di Borgia ascoltato nel processo Rinascita-Scott.
«Ho iniziato a delinquere da minorenne spacciando marijuana insieme a Massimiliano Falcone di Roccelletta per conto del clan Pilò. Sino al 2009 la ‘ndrangheta di Roccelletta di Borgia faceva riferimento a Rocco Anello di Filadelfia. Infatti per i lavori sulla Statale 106, Massimiliano Falcone riuscì a chiudere un’estorsione da 300mila euro recandosi insieme a me in località Fossa del Lupo per consegnare 50mila euro a Rocco Anello. Altri soldi Rocco Anello li ottenne dagli Arena di Isola Capo Rizzuto per i lavori della Cittadella ed il Porto di Catanzaro. Un’altra parte di soldi per tali lavori li prese pure il boss Nicolino Grande Aracri di Cutro».
La nascita di un vero e proprio “locale” di ‘ndrangheta a Roccelletta di Borgia, ad avviso di Santo Mirarchi, avviene invece nel 2009 grazie a Nando Catarisano ed al benestare degli Arena di Isola Capo Rizzuto e dei cirotani. «Gli Arena si estendevano pure su Catanzaro e dopo la pace con Nicolino Grande Aracri sono riusciti ad estendersi per le estorsioni sino a Soverato. A distribuire il denaro alle altre famiglie di ‘ndrangheta per conto del clan Arena era Paolo Lentini. Noi catanzaresi, infatti – ha ricordato Mirarchi – dovevamo mandare i soldi a Isola Capo Rizzuto».
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