Vibo Valentia. È il 21 febbraio 1993, domenica di Carnevale. Filippo Piccione, 57 anni, geologo, padre di tre figli, parla con degli amici ad centinaio di metri da Piazza Municipio. Sopraggiungono due ragazzi in moto, si fermano: uno scende e lo uccide con tre colpi di pistola. Filippo Piccione era il fratello di Elisabetta, madre di Giancarlo Conocchiella, il dentista rapito dall’anonima sequestri il 18 aprile del 1991 e mai tornato a casa.

 

Il caso Piccione - come il rapimento e l’uccisione di Conocchiella, come decine di altri agguati, lupare bianche e sequestri di persona - un delitto impunito, almeno finora. Eppure, anche su vicenda risalente a 26 anni addietro e che rappresenta uno dei grandi misteri della storia di Vibo Valentia, l’inchiesta “Rinascita Scott”, grazie alle dichiarazioni dell’ex padrino emergente oggi pentito Andrea Mantella, getta un fascio di luce.

 

Racconta Mantella che all’epoca i due Carmelo Lo Bianco che comandavano in città – “Sicarro” e “Pizzinni” (entrambi oggi deceduti) – intendevano incaricare lui e il sodale Francesco Scrugli, alla fine – secondo il collaboratore di giustizia – in sua presenza affidarono il compito ad un loro nipote «Salvatore Lo Bianco detto “U Gniccu”». Sarebbe stato lui a sparare e a uccidere Piccione. A guidare la moto – dice Mantella – Nicola Lo Bianco, il figlio del boss Carmelo “Sicarro” poi vittima della lupara bianca. Dagli atti di “Rinascita Scott” non si ricava il movente ma «che le cose siano andate così mi è stato riferito proprio da Salvatore Lo Bianco e da Nicola Lo Bianco», svela Mantella ai pm della Dda di Catanzaro l’8 giugno del 2016.

 

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Titolare di uno studio che si occupava di relazioni geognostiche e di un’azienda che scavava pozzi artesiani, Piccione aveva subito il taglio di numerose piante d’ulivo circa un anno prima. Oggi, anche la sua morte – qualora fosse riscontrato il narrato di Mantella - oggi potrebbe conoscere verità. D’altronde, a nessuno dei Lo Bianco citati da Mantella, ed in particolare all’unico ancora in vita, Salvatore “U Gniccu” ovvero colui che accusa essere l’esecutore materiale, è stato mai contestato l’omicidio Piccione. Neppure tra i capi d’imputazione di “Rinascita Scott”.